“Storia delle parolacce”: una docuserie spassosa e dissacrante

Sei episodi per un approfondimento sulle origini, l'evoluzione e l'uso attuale delle parolacce

Una serie diretta da Christopher D’Elia. Con Nicolas Cage, Sarah Silverman, Nick Offerman, Nikki Glaser, Patti Harrison. Commedia, docufiction.

 

Con l’arrivo del nuovo anno mi sono ripromesso di cambiare vita, di avere un approccio diverso nei confronti dei problemi e di relazionarmi in modo meno formale con il mondo.

Basta essere accusato di essere vecchio, bigotto, paternalistico! È tempo di dare un taglio al vecchio me. E magari di lasciarmi andare a qualche turpiloquio… motivato.

La docuserie Netflix “Storia delle parolacce” è uscita solo il 5 gennaio ma ha già mandato in visibilio il pubblico di tutto il mondo. Perché è irriverente e goliardica ma propone degli approfondimenti stranamente seri.

Nei sei episodiFuck, Shit, Bitch, Dick, Pussy, Damn – della durata di 20′ ciascuno, Nicolas Cage, con la collaborazione di comici, professori, studiosi, storici, lessicografi ci porta alla scoperta delle origini, dell’evoluzione e degli usi attuali delle parolacce inglesi in questione.

Da vedere assolutamente in lingua originale, visto che si concentra su termini anglosassoni, “Storia delle parolacce” è un progetto davvero originale, spassoso e dissacrante. Lo spettatore si diverte nell’assistere allo “sdoganamento” colto quanto ironico dell’insulto, che viene contestualizzato e, in un certo senso, elevato. Perché, come viene sostenuto nella serie, “le parolacce non nascono come parolacce, sono solo… parole”.

Ogni episodio contiene delle vere e proprie chicche storiche e linguistiche che danno allo spettatore – anche a quello più “esperto” – una prospettiva davvero gustosa sulla materia.

Le sei parolacce analizzate in questa prima stagione sono accomunate da un medesimo processo etimologico/sociologico: oggi non sono più dei “volgari epiteti” pensati solo per offendere qualcuno ma si sono strutturate, al punto da avere talvolta un valore quasi positivo oppure una valenza liberatoria.

Ovviamente ognuno di noi ha la propria visione, o meglio sensibilità, sull’argomento, ma non si può non ammettere come le parolacce siano entrate, a pieno titolo, nel nostro linguaggio, tanto da diventare anche un oggetto di studio da parte degli esperti. 

“Storia delle parolacce” è una visione consigliata per tutti, nonostante sia a tratti politicamente scorretto e persino scurrile. Perché, come viene dimostrato nell’ultimo episodio, buttare tutto fiori fa bene al cuore, e non solo alla mente.