“Spider-man: far from home”: nuovi eroi – e cattivi? – per tempi nuovi

Torna l'Uomo Ragno interpretato da Tom Holland, in vacanza in Europa e alle prese con nuovi nemici

Un film di Jon Watts. Con Tom Holland, Samuel L. Jackson, Zendaya, Cobie Smulders, Jon Favreau, Marisa Tomei. Azione, 129′. USA 2019

Peter Parker torna a scuola, cercando di fare i conti con le catastrofiche conseguenze della guerra tra Thanos e gli Avengers. Lutto e confusione hanno lasciato il segno sul perenne adolescente del Queens, alla vigilia di una vacanza scolastica che porterà la sua classe a visitare alcune delle più importanti città europee, tra cui Venezia e Praga. Lasciata a New York zia May, Peter parte in compagnia del fidato amico Ned e con un piano per dichiarare il suo amore a MJ. Non solo da nuovi rivali romantici dovrà però guardarsi l’Uomo Ragno: il redivivo Nick Fury gli sta alle costole e non ha intenzione di concedere giorni di ferie quando c’è da salvare il mondo. Una nuova minaccia, gli Elementali, insorge dalle viscere del pianeta, e in mancanza degli Avengers Peter è chiamato a supporto di un eroe in visita da una Terra parallela, Quentin Beck.

 

La squadra originaria degli Avengers è andata: Iron-Man e Vedova Nera sono morti in “Endgame”, e Capitan America ha cambiato linea temporale. Hulk è fuori gioco e, mentre Occhio di falco avrà la sua serie su Disney +, Thor si è unito ai Guardiani della galassia.

Il mondo ha bisogno di nuovi eroi e in Spider-Man molti vogliono vedere il nuovo Tony Stark. Ma è Peter Parker in prima persona che non riesce ad accettare la dipartita del suo mentore, e si fa cogliere impreparato da una nuova, grande minaccia.

Finora il giovane Uomo Ragno interpretato da Tom Holland aveva convinto parecchio nelle apparizioni nelle pellicole collettive dei Vendicatori, meno nel suo primo solo-movie. Il sequel “Spider-man: far from home” conferma quanto di buono – e meno buono – visto in precedenza.

Ho adorato il conflitto interiore di Peter, una costante amplificata dalla mancanza di Stark e dalla grande responsabilità caricatagli sulle spalle. Il giovane Parker vuole godersi il viaggio in Europa, avere la sua chance con MJ (Zendaya), essere un ragazzo normale. Sembra di avere davanti un adolescente che ha scoperto da poco di essere “speciale”, per quanto fa affidamento su Mysterio e cerca di evitare i suoi doveri, Nick Fury e Maria Hill.

Nel personaggio si avvertono tutta l’umanità e la sincerità del caso, è la sceneggiatura dà al film una tinta quasi intimista, collegandolo fortemente a quanto successo in “Endgame”. L’arco narrativo di Spider-man è tutt’altro che completato, e questo fa immaginare futuri sequel.

Purtroppo non tutti i personaggi sono ben delineati come Spider-man, in primis Quentin Beck/Mysterio (Gyllenhaal), a mio avviso completamente distrutto. Quello che era uno dei maggiori antagonisti dell’eroe nei fumetti si ritrova ad aiutarlo, a voler essere come lui.

Senza scendere troppo nei dettagli, diciamo che lo stregone del Multiverso è scritto male, con uno sviluppo inesistente, un twist interiore scadente, una risoluzione finale banale e triste. Il cattivo non è cattivo, ragazzi! Il suo conflitto interiore è talmente mal delineato da incidere su tutto il personaggio. E Mysterio, che non vedevamo l’ora di vedere al cinema, è la più grande delusione del film.

Tirando le somme, “Spider-man: far from home” è piacevole ma non eccezionale, una pellicola di transizione che principalmente apre la strada al futuro. Cosa ne sarà di Peter Parker? Lo scopriremo solo vivendo.