Un film di Crystal Moselle. Con Kabrina Adams, Tom Bruno, Thaddeus Daniels, Kobi Frumer, Taylor Gray. Drammatico, 100′. USA 2018
Camille conosce un solo mondo di stare al mondo, sullo skate. Adolescente introversa e solitaria, vive a Long Island con la madre separata e apprensiva da cui scappa spesso per raggiungere un gruppo di skaters newyorkesi. Regine stilose del flip, passano l’estate negli skatepark di New York contendendo gli spazi ai ragazzi e rivaleggiando con loro nelle geometrie. In fuga da casa e in cerca di emancipazione, Camille farà esperienza della vita, cadendo e rialzandosi. Dritta e fiera sul suo skate.
Celebrazione dell’amicizia e del sacrificio che serve per seguire una passione, “Skate kitchen” di Crystal Moselle, presentato alla Festa del cinema di Roma 2018, si ispira alla storia vera di un gruppo di ragazze appassionate di skate.
La protagonista Camille è perennemente posta di fronte a bivi, chiamata a prendere decisioni, e quasi mai lo fa seguendo la testa…
La regia di Crystal Moselle è consapevole, quasi da documentario. Il problema di questo film è la sceneggiatura, prevedibile, debole e piena di cliché forzati sul femminismo, sullo scontro tra grande città e periferia, e soprattutto sui teenager.
Queste forzature stonano col tentativo di costruzione di identità indipendenti, ribelli e diverse. I protagonisti finiscono per essere soltanto l’ennesimo esempio – già visto e rivisto – di giovani allo sbando.
L’idea originale di partenza di “Skate kitchen” – rappresentare un collettivo di skaters al femminile, e tutte le difficoltà di affermazione che questo comporta – finisce per venire inghiottita dal magma dei luoghi comuni. Peccato.