“Santa subito”: la triste storia di Santa Scorese, vittima di femminicidio

Il documentario di Alessandro Piva racconta un fatto di cronaca degli anni '80 ma parla al presente

Un film di Alessandro Piva. Documentario, 60′. Italia 2019

Bari, fine degli anni ’80. Santa ha poco meno di vent’anni e come ogni ragazza custodisce sogni e apprensioni, che affida al suo diario. Nel suo cuore ardono fede cristiana e fame di vita: è ferma nel voler assecondare la sua vocazione spirituale, non prima però di aver conseguito la laurea, come ha concordato con i suoi. Qualcuno però si intromette tra Santa e le sue aspirazioni. Un uomo incrociato per caso negli ambienti parrocchiali prende a farle appostamenti, a inviarle lettere deliranti, a pedinarla ovunque per tre lunghi anni, proseguendo di fatto indisturbato nonostante le ripetute denunce.

 

Presentato nella Selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma, “Santa subito”, documentario di Alessandro Piva, è un progetto che meriterebbe attenzione per il solo fatto di aver prestato ascolto, ancora una volta, al tema della violenza sulle donne.

Si tratta della cronaca di una morte annunciata, quella della protagonista, che diventa paradigma di troppe storie dallo stesso finale, un epilogo tanto drammatico quanto prevedibile.

Nata in una famiglia barese di modesta estrazione e fortemente credente, Santa Scorese, seconda figlia dopo Rosa Maria, sin dalla prima infanzia mostra un carattere deciso e una forte determinazione, associate ad una grande disponibilità verso il prossimo. Sul finire degli anni ’80, ventenne, comunica alla famiglia il desiderio di diventare missionaria, non prima però di aver concluso il corso di laurea, come concordato con il padre.

La vita di Santa procede dunque tra l’università e il volontariato, fin quando uno sconosciuto, incontrato negli ambienti parrocchiali, inizia a pedinarla, poi a inviarle messaggi deliranti, infine ad aggredirla fisicamente. Nonostante le denunce presentate contro di lui, lo sconosciuto continua, indisturbato, a vessare Santa, portandola a vivere una vita in costante tensione. Vita che si concluderà una sera, nel cortile di casa, sotto gli occhi sgomenti di familiari e vicini, con 13 coltellate inferte.

La storia della protagonista viene ricostruita da Piva attraverso i racconti della famiglia, degli amici, dei compagni di preghiera. Una storia agghiacciante, difficile da comprendere e da accettare, anche da chi è animato da una solida fede. “Perché in quel modo?” continua a chiedersi sua madre, mentre il papà, poliziotto, ha paura di non aver fatto abbastanza per proteggerla, con un dolore che, anche a distanza di anni, non accenna a diminuire.

Nella storia di Santa, tuttavia – come racconta sua sorella Rosa Maria – ci sono in verità due vittime: sua sorella, abbandonata di fronte a ripetute richieste di aiuto, la cui vita è stata interrotta a soli 23 anni, ma anche l’assassino, che aveva dato segni inequivocabili di squilibrio, rimasti anch’essi inascoltati. Proprio come per il protagonista di “Joker” – la cui escalation di violenza sarebbe stata evitabile se solo le istituzioni avessero guardato nella giusta direzione – così il carnefice di Santa rappresenta, qui, la sconfitta dello Stato e quindi la nostra.

Dopo dieci anni passati in una struttura psichiatrica, l’uomo è tornato in libertà. Diciotto anni dopo la morte di Santa, in Italia è stato riconosciuto il reato di stalking ma, nonostante questo, i casi di femminicidio non diminuiscono e affollano le cronache.

“Santa subito”, come ha dichiara lo stesso Piva, è il personale appello del regista affinché le donne siano lasciate meno sole, soprattutto quando si ritrovano in balìa di una psicosi travestita da amore.