Lo confesso in apertura di recensione: io sono una grandissima appassionata del “Via col vento” cinematografico – quello letterario, invece, l’ho iniziato una volta, diversi anni fa, ma mai finito. Mea culpa, prima o dopo conto di colmare la lacuna. Ho visto il film decine di volte, e nonostante la sua lunghezza, ogni volta che mi ci imbatto, non posso fare a meno di rivederlo ancora.
“Via col vento” è un capolavoro del cinema, non si discute. La storia è iconica; il colore all’epoca fu un’innovazione. E come dimenticare la colonna sonora? Ma al di là di tutto, gran parte del successo del film, del suo essere diventato iconico, si deve agli attori. Vivien Leigh, Clarke Gable, Hattie McDaniel hanno saputo dare vita ai personaggi, e anche a distanza di quasi cento anni le loro interpretazioni non perdono un grammo di fascino, potenza e capacità di emozionare.
Ma come si è arrivati a questo indimenticabile risultato? Nel suo “Rossella“, uscito per Corbaccio il 20 settembre, François-Guillaume Lorrain ripercorre la storia del film e, prima ancora, del romanzo di Margaret Mitchell. Un libro che è una chicca, per gli amanti di “Via col vento” ma anche per chi lo conosce solo di sfuggita.
La pubblicazione di “Via col vento”, il romanzo-fiume di Margaret Mitchell su un tema controverso come la guerra civile americana, era già di per sé un’impresa temeraria, ma fare di “Via col vento” addirittura un film sembrò a tutti pura follia. Centinaia di arredi di scena, di costumi, di attori per un kolossal di una lunghezza inverosimile: una sfida che avrebbe potuto portare alla rovina David O. Selznick, il suo produttore, determinato a consegnare alla storia «il più grande film di tutti i tempi».
Selznick era convinto che, al di là di tutti i problemi di finanziamento, delle difficoltà di adattamento e di imprevisti di ogni genere, “Via col vento” avrebbe avuto una chance di successo solo se avesse trovato la perfetta Rossella O’Hara: per tre anni, sotto gli occhi della stampa e dell’opinione pubblica americana, le più celebri star del momento, astri nascenti e attrici del tutto ignote parteciparono a un casting febbrile ed epico come il film, che si concluse con una scelta del tutto imprevista: la giovane attrice di teatro britannica Vivien Leigh.
Un romanzo di ossessioni: quella di un produttore hollywoodiano megalomane, capace di realizzare il suo sogno più folle, e quella di un’attrice convinta di essere la “vera” Rossella O’Hara. Intorno, il mondo delle star del cinema, il flemmatico Clark Gable, Hattie McDaniel, la prima attrice nera a ricevere un Oscar in mezzo alle contestazioni della sua comunità, le grandi attrici del momento “scartate”, Katharine Hepburn, Bette Davis, Paulette Goddard…
“Rossella” è una piccola chicca. La sua suddivisione in capitoli molto brevi lo rende simile a una raccolta di istantanee fotografiche. È come trovarsi davanti agli occhi una serie di piccoli quadri, di momenti, la ricostruzione passo per passo di come si è arrivati dal manoscritto di un’autrice esordiente a un film capace di vincere ben dieci Oscar nel 1940.
Gli amanti del film – e del libro – scopriranno curiosità e dettagli che magari ignoravano. Lorrain racconta la nascita di “Via col vento” ma getta luce anche sul mondo di Hollywood degli anni ’30 in generale, sui rapporti tra le major, sul ruolo che attori e registi giocavano in quella che era a tutti gli effetti una guerra per la supremazia.
Un libro che scorre via veloce, piacevole da leggere ed estremamente dettagliato. E la cosa sorprendente è che, nonostante sia per sua natura una sorta di cronaca, un racconto realista più che un romanzo, alla fine riesce comunque a lasciare in chi legge emozioni profonde. Perché si chiude su note così malinconiche che è impossibile, al di là dei gusti in fatto di film, non sentirsi almeno un pochino toccati.