Dopo più di 500 anni pare essersi risolto il mistero che circonda la figura enigmatica di Riccardo III d’Inghilterra, che fu re per un breve periodo, dal 1483 al 1485, anno della sua morte.
Dopo secoli di congetture e speculazioni riguardo alle circostanze del decesso, nel 2013 è stata ufficializzata l’identità dello scheletro ritrovato in un parcheggio di Leicester, in territorio britannico, e appartenuto, appunto, all’ultimo re della dinastia dei Plantageneti.
Gli studi sui resti proseguono e ci regalano nuove informazioni. Pare infatti che si possa affermare con certezza che la morte di Riccardo, avvenuta nella battaglia di Bosworth Field durante la fase finale della Guerra delle due rose (la sanguinosa guerra dinastica che dal 1455 al 1485 vide contrapposti due rami della casa regnante, i Lancaster e gli York), sia stata provocata da undici colpi di spada, due dei quali hanno raggiunto il bacino e il costato, mentre gli altri nove hanno colpito il cranio, il che fa supporre che Riccardo avesse perso o si fosse sfilato l’elmo.
Si risolve così un mistero lungo mezzo secolo, che svela i retroscena della morte di un personaggio davvero controverso, reso immortale dalla penna di William Shakespeare che lo dipinse in uno dei suoi drammi come un uomo malvagio, assetato di potere, disposto a commettere crimini indicibili (tra cui l’assassinio dei due giovani nipoti, figli del re Edoardo IV ormai deceduto) pur di raggiungere i suoi scopi.
L’attendibilità di questa descrizione, però, ha sempre lasciato qualche legittimo dubbio. Nell’opera del bardo, infatti, Riccardo viene rappresentato anche come gobbo, zoppo e rachitico, ma lo studio dello scheletro non ha evidenziato riscontri a queste affermazioni.
Certo è che la descrizione di Shakespeare ha influenzato in modo decisivo l’opinione pubblica sul personaggio, regalando sì a Riccardo III l’immortalità, ma anche l’infelice nomea di uomo brutto e meschino, che è stata poi ripresa nelle numerosissime riproposizioni della sua vita.
Quando si dice una – brutta – fama che attraversa i secoli. E poco importa se di vero c’è ben poco. Ma chissà che future rivelazioni e scoperte di storici e archeologi non contribuiscano a riabilitare la figura del sovrano inglese.