La festa in un locale glamour di Roma può rivelarsi intensa e ricca di spunti invece che solamente mondana? Sì, se a organizzarla è la rivista “Fabrique du Cinema” per presentare al pubblico e agli addetti ai lavori la sua tredicesima pubblicazione.
La mission di questo magazine, nato ormai tre anni fa, è quella di raccontare il cinema, italiano e non, con sguardo attento e amore per l’approfondimento, senza però dimenticare le curiosità e le note di colore.
Venerdì al Capitol Club di Roma si è tenuta quindi questa serata-evento, suddivisa in tre momenti: una tavola rotonda sui “generi cinematografici, la loro riscoperta ed evoluzione nel panorama italiano”, la presentazione del nuovo numero della rivista e infine musica dal vivo e discoteca fino a tarda notte.
Al tavolo, per discutere di cinema, si sono seduti giovani registi e produttori esperti. Tra loro Manuela Cacciamani e Stefano Lodovichi – produttrice e regista di “In fondo al bosco”-, Angelo Licata (“Closer”), Cosimo Alemà (“Zeta – Il film”), Gianluca Arcopinto (“Il nostro ultimo”), Giorgio Bruno (“Deprivation”).
La chiacchierata si è rilevata utile per comprendere come le diverse anime del cinema italiano mettano in campo approcci quasi opposti per cercare di cambiare il sistema ed essere competitivi sul piano internazionale.
I giovani e battaglieri registi hanno sostenuto che non sia né giusto né vincente catalogare un film in base a un unico genere, secondo un casellario rigido: ci si devono invece tenere aperte tutte le possibilità di mercato, consapevoli che sono una grande sceneggiatura e il pubblico a decretare il successo di una pellicola. Fare cinema in Italia non è semplice, questo è un fatto. I produttori preferiscono andare sul sicuro e produrre solo commedie o film d’autore, eppure il 2016 sta segnando la riscossa di una tipologia di film diverso, basti pensare a “Veloce come il vento” di Matteo Rovere, uscito di recente in sala.
Più cauti, invece, gli interventi dei produttori. Per loro, il cinema è un’industria e come tale deve sottostare alle leggi di mercato. E se è un genere in particolare che porta il pubblico in sala… be’, proporre principalmente pellicole di quel tipo non è una colpa, ma un’opportunità.
Le due parti sul palco – registi e produttori – avevano più di qualche difficoltà a comprendersi, e in questo, che è sembrato un tipico dialogo tra sordi, si sono evidenziati i problemi del nostro cinema, ancora troppo diviso. La tavola rotonda si è comunque conclusa con l’auspicio che questa primavera cinematografica a cui stiamo assistendo non sia solo un fuoco di paglia ma l’inizio di una vera rinascita.
Le parole e le argomentazioni possono coinvolgere, ma si sa, anche l’occhio vuole la sua parte. Dopo il dibattito è stata la volta dello show, con due conduttori e l’attrice messinese Stella Egitto – elegantissima con indosso un abito della maison Blugirl – sul palco per presentare la serata e il magazine.
Stella Egitto (leggi l’intervista per Parole a Colori), volto in copertina del nuovo numero di “Fabrique du Cinema”, emozionata ma naturale, ha intrattenuto il pubblico raccontando qualche aneddoto sul film di Pif “In guerra per amore”, che arriverà in sala il 27 ottobre.
Dopo di lei, è stato il momento di Stefano Accorsi, Matilda De Angelis e Matteo Rovere, che hanno presentato la pellicola sul mondo delle corse automobilistiche “Veloce come il vento” (leggi la recensione su Parole a Colori).
A seguire, musica dal vivo con alcune band musicali emergenti, tra cui i Moseek che in molti ricorderanno dall’ultima edizione di X-Factor. Tra il pubblico in sala, segnaliamo la presenza delle attrici Camilla Filippi, Nina Torresi, Lorena Cacciatori e Daniela Virgilio, e di Vincenzo Alfieri, regista e interprete della web serie “Forse sono io”.
È stata una serata ricca, intensa e coinvolgente nel segno dei volti nuovi del cinema di casa nostra. Questa parata di “Stelle” ci lascia con la speranza che, il futuro, possa essere davvero roseo e ricco di soddisfazioni per il made in Italy cinematografico.