Un film di Ciro Guerra. Con Johnny Depp, Robert Pattinson, Harry Melling, David Dencik, Mark Rylance, Greta Scacchi. Drammatico, 114′. USA 2019
Un funzionario amministrativo denominato “il magistrato” presiede una postazione di frontiera ai confini dell’Impero, in armonia con le popolazioni locali e in attesa di una quieta pensione. Ma l’arrivo del colonnello Joll rivoluziona la sua quieta esistenza: Joll identifica infatti nella postazione “la prima linea di difesa dell’Impero” e vede nei nomadi locali, che ha già etichettato come “barbari”, un grande pericolo. E quando un uomo giusto e saggio come il magistrato si scontra con un prepotente avido di potere come il colonnello ogni equilibrio salta e ogni violenza diventa lecita.
Basandosi sul romanzo del 1980 “Aspettando i barbari” del premio Nobel sudafricano J. M. Coetzee, il regista colombiano Ciro Guerra, con “Waiting for the Barbarians”, recupera i temi cari al suo cinema in quella che è la sua prima produzione di respiro internazionale.
Le conseguenze nefaste del colonialismo, la lotta impari fra popoli arcaici e dominazioni “civilizzate”, la natura antropologica e “pura” contrapposta all’avanzare della modernità, la capacità delle culture millenarie di resistere, aspettando che l’invasione dello straniero passi e le tradizioni tornino al proprio posto: mentre si aspettano i barbari c’è spazio per affrontare tutte queste tematiche.
Al di là del finale diverso dall’originale – il regista ne ha parlato nell’intervista con Federica Gamberini -, però, il ritmo della narrazione è molto lento, quasi esasperante. Il climax si raggiunge proprio alla fine, peccato che noi lo aspettavamo dal primo minuto.
Interessante la mancanza di una precisa collocazione geografica della storia, con i personaggi che si muovono, così come accade nel romanzo di Ceotzee, in un non meglio precisato “confine dell’Impero”. Impossibile non pensare, vedendo la fortezza, al paesaggio di un altro film che adatta per il cinema un grandissimo romanzo, “Il deserto dei Tartari” di Valerio Zurlini.
Alla fine il quesito, esistenziale, resta: ma chi sono questi barbari che stanno arrivando? Chi sono i buoni e chi i cattivi? Liberi di dare la vostra risposta.