Dice Fabio Stassi che siamo tutti il prodotto dei libri che leggiamo, delle storie che ci vengono raccontate nell’arco della nostra vita, e in modo particolare quando siamo piccoli (potete trovare qui l’intervista completa).
E questa dimensione della trasmissione (anche e spesso orale) di una memoria condivisa, questo racconto delle origini e del passato si percepisce chiaramente in “La gamba di legno di mio zio“, in uscita oggi, 31 ottobre, per Sinnos.
Il libro parla di avventure per mare, di zii un po’ corsari che tornano dopo tanti anni con belle storie da raccontare, di un bambino dalla spiccata immaginazione in cui potremo tutti rivedere i bambini che siamo stati. Ma il libro parla anche, tra le righe, di viaggi e migrazioni, tematiche quanto mai attuali, visto il periodo in cui viviamo.
Per ogni persona che parte per “cercare fortuna” c’è verosimilmente una famiglia che resta indietro, a “casa”, aspettando di ricevere notizie – o magari sperando di non riceverne, perché non dice il detto che niente nuove, buone nuove? Ma per ogni persona che parte c’è anche una destinazione, un Paese d’arrivo, il salto nel vuoto di non sapere come sarà la vita, altrove.
“La gamba di legno di mio zio” spinge a riflettere su molti versanti, e lo fa unendo al racconto di Stassi le belle illustrazioni di Veronica Truttero – illustrazioni che mi hanno ricordato quelle dei libri di Bianca Pitzorno editi da Mondadori, che amavo leggere da piccola.
Sono immagini che sanno di famiglia, di “casa”, di cui quasi si riesce a percepire il calore, quello di quando ci si riunisce intorno a un tavolo per festeggiare qualche momento importante, e si finisce per raccontare aneddoti ed esperienze, che vanno a formare il bagaglio che ci portiamo poi dietro ogni giorno. Perché siamo tutti il prodotto delle storie – e dei libri – che leggiamo e ascoltiamo.