In questa fine di febbraio/inizio di marzo mi è capitato di leggere due romanzi fantasy praticamente uno dopo l’altro – e un terzo, “Lirael“, mi aspetta sul comodino, ma questa è un’altra storia – e questo mi ha dato modo ancora una volta di ricordare cosa amo di questo genere, e soprattutto come possa essere declinato in modo adulto, maturo, meritevole di essere letto da un pubblico trasversale.
“Raybearer“, esordio di Jordan Ifueko pubblicato da Fazi nella collana Lainya, è il primo volume di una dilogia ambientata in un mondo ricco di tradizioni magiche, leggende e riti ancestrali, ma anche colmo di segreti pericolosi. Un libro davvero bello, scritto con un ritmo lento ma trascinante al tempo stesso.
L’autrice si è ispirata alle terre dell’Africa occidentale per dare vita a questo universo unico, pervaso di magia e mistero. Le origini africane si percepiscono chiaramente, a partire dalla bella copertina del libro, ma l’impero arit è composto da Paesi molto diversi l’uno dall’altro, quindi c’è spazio per sorprendersi e vivere avventure variegate.
Quello che mi ha colpita, al di là della trama avvincente e dei personaggi ben caratterizzati, è lo stile del romanzo. “Raybearer” è un libro che sa prendersi il suo tempo per raccontare la sua storia, un libro che non ha fretta. Le vicende si svolgono con calma; c’è spazio per leggende del passato, flashback, riflessioni. Eppure, non ci si annoia mai, non si prova mai la sensazione di non star andando da nessuna parte. Perché la storia procede, e resta anche terribilmente impressa.
Alla fine si avverte la curiosità di scoprire cos’è successo dopo – il capitolo conclusivo della dilogia, “Redemptor“, uscirà verosimilmente in italiano il prossimo anno – ma anche quel senso di pace e di completezza che solo le belle storie sanno trasmettere. Le immagini sono talmente vivide nella memoria che sembra di poterle toccare con mano. E allo stesso tempo, avrei voglia di leggere il romanzo dall’inizio, perché so che mi conquisterebbe una seconda volta.
Una notazione finale sul futuro della storia. Data la sua natura multiculturale e la sua ambientazione, era prevedibile che qualche major decidesse di “sfruttarla”, adattandola per il piccolo o per il grande schermo. La serie Netflix avvicinerà il grande pubblico a Tarisai e al suo universo bellissimo, ma personalmente, oltre alla curiosità, c’è anche una vena di timore per questo progetto. Gli sceneggiatori riusciranno a non toccare niente e a rendere quello che c’è come si deve? Lo scopriremo in futuro.











