Un film di Renato De Maria. Con Pietro Castellitto, Matilda De Angelis, Tommaso Ragno, Isabella Ferrari. Drammatico, 90′. Italia 2022
Aprile 1945: l’Italia è allo sbando, la Repubblica Sociale Italiana è allo sbando, Milano è allo sbando. La Resistenza e gli Anglo-Americani stanno per rovesciare definitivamente quel che resta del regime fascista, e ognuno si arrangia come può: lo fa Isola, ladro e contrabbandiere della borsa nera milanese, assieme ai fidati Marcello e Amedeo; lo fa Yvonne, cantante del Cabiria, che si divide tra l’amore di Isola e le attenzioni pericolose di Borsalino, gerarca fascista; e lo fa lo stesso Borsalino, scisso tra il controllare con pungo di ferro la città e l’organizzazione della fuga in Svizzera per i gerarchi in caso di sconfitta. Quando l’oro di Mussolini arriva a Milano, Isola e soci scoprono la notizia, e decidono di mettere in atto il furto che cambierà le loro vite – e forse anche la storia…
La fine di un regime è notoriamente tragica e convulsa, e quello fascista non ha fatto eccezione. Occorsero due anni di cruenta guerra civile, per porre fine alla Repubblica di Salò e a Benito Mussolini, che venne intercettato mentre cercava di fuggire in Svizzera.
La storia ci racconta la sua fine, appeso in testa in giù a Piazzale Loreto. Ma dove finisce la cronaca inizia la leggenda e il mito, come quello dell’oro di Dongo, ovvero del tesoro perduto del Duce, di cui si è a lungo dibattuto.
È esistito davvero, questo fantomatico tesoro? Di prove concrete non ne sono mai emerse, ma il cinema non si è lasciato ovviamente scappare la possibilità di addentrarsi nel mistero, attraverso documentari e film. Fino a oggi, però, nessuno aveva tentato la strada della commedia bellica.
In “Rapiniamo il Duce”, presentato alla Festa del cinema di Roma e disponibile adesso su Netflix, Renato De Maria ribalta questo mistero, immaginando che un improbabile gruppo di ladri e disperati si sia unito per compiere un’impresa rischiosa e impossibile, rapinare Mussolini!
Agli sceneggiatori va riconosciuto il coraggio di tentare una strada nuova, mescolando storia e fiction. L’idea di partenza era indubbiamente originale, spiazzante, divertente.
“Rapiniamo il Duce” strizza l’occhio a celebri precedenti come “Ocean’s Eleven” di Steven Soderbergh e “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino, ovviamente modulando ambientazione e personaggi alla memoria storica del nostro Paese.
Nonostante le ambizioni e la bella fotografia, però, il film si rivela piuttosto esile nell’intreccio, un film che si lascia guardare ma non lascia un segno particolare. Riscrivere la storia, si sa, è un bell’azzardo, che può trasformarsi in tragedia se non si possiede la giusta coerenza.
Lo spettatore segue con divertimento e curiosità le fasi della rapina, rimanendo colpito dalla bellezza e dalla bravura di Matilda De Angelis nel ruolo della cantante Yvonne e dal contributo dato dai cosiddetti comprimari, Tommaso Ragno e Alberto Astorri.
Pietro Castellitto nel ruolo di Isola, leader della banda, invece, fatica a imporsi sia da solo che in coppia con la De Angelis. Per quello che riguarda l’elemento romance, invece, molto più intensa e credibile la coppia formata da Luigi Fedele e Coco Rebecca Edogamhe.
Il finale alternativo immaginato per l’oro di Mussolini e per gli aspiranti ladri è uno dei punti di forza del film di De Maria e strappa un sorriso allo spettatore, nonostante abbia appena assistito a uno dei momenti più tragici della nostra storia.