Dopo aver raccontato con grande abilità il disagio e la solitudine esistenziale dei nati negli anni ‘80 e la generale precarietà che caratterizza anche tutti quelli nati dopo, Zerocalcare è tornato su Netflix a giugno con “Questo mondo non mi renderà cattivo”, una nuova serie in 6 episodi.
Chi scrive ha scoperto il talento e la creatività di Zerocalcare solamente due anni fa, quando la serie animata “Strappare lungo i bordi” è sbarcata su Netflix conquistando quasi tutti – eccezione fatta per chi abita sopra la “linea Gotica” e non ha grande simpatia per il romano parlato.
Dopo aver esplorato il microcosmo di Rebibbia e lo stato, sconfortante, del mondo moderno, questa volta lo schema narrativo viene ribaltato e la “macchina da presa” si concentra sull’autore e sulla sua ascesa – anche economica. Questo upgrade è compatibile, e come, con il “vecchio” Zero?
Tra citazioni e rimandi al mondo della tv e del cinema, e una sferzante vena di ironia, nonostante l’esordio fosse a mio avviso più ficcante, ecco tre motivi per vedere “Questo mondo non mi renderà cattivo”:
1ZEROCALCARE SI È FATTO APPREZZARE PER IL SUO STILE “ROMA-CENTRICO” e nella serie c’è grande continuità. È però anche apprezzabile la capacità del disegnatore di mettersi in gioco di nuovo, partendo proprio dalle critiche ricevute in seguito all’uscita di “Strappare lungo i bordi”.
2 LA PERIFERIA NON È UN LUOGO ASTRATTO con cui riempirsi la bocca in campagna elettorale senza magari averla mai vista, ma viene raccontata in modo concreto. I migranti da collocare a Rebibbia sono la scintilla che fa esplodere il malcontento latente nel quartiere e da il là alla “guerra tra poveri”.
3 IL PERSONAGGIO DEL SECCO SI EVOLVE nel corso dei sei episodi in modo credibile. Dopo l’iconico “annamo a prendere un gelato” della precedente serie, qui vediamo un salto di qualità, ben costruito durante l’intero arco narrativo.
“Questo mondo non mi renderà cattivo” è disponibile su Netflix dal 9 giugno con i suoi sei episodi animati.
