È “Patria” di Fernando Aramburu, edito da Guanda, ad aggiudicarsi la quinta edizione del Premio Strega Europeo. La premiazione si è svolta al Salone del Libro di Torino, dove i cinque autori in lizza (qui il pezzo) hanno avuto anche modo di presentare i loro libri e dialogare col pubblico.
“Patria” è la storia di due famiglie legate a doppio filo, quelle di Joxian e del Txato, cresciuti nello stesso paesino alle porte di San Sebastian, vicini di casa, inseparabili nelle serate all’osteria e nelle domeniche in bicicletta. Anche le loro mogli, Miren e Bittori, erano legate da una solida amicizia, così come i loro figli, compagni di giochi e di studi tra gli anni Settanta e Ottanta.
Un evento tragico scava un cratere nelle loro vite, spezzate per sempre in un prima e in un dopo. Il Txato, con la sua impresa di trasporti, è stato preso di mira dall’ETA, e dopo una serie di messaggi intimidatori a cui ha testardamente rifiutato di piegarsi, è caduto vittima di un attentato.
Bittori se n’è andata, non riuscendo più a vivere nel posto in cui le hanno ammazzato il marito, il posto in cui la sua presenza non è più gradita. Anche a quelli che un tempo si proclamavano amici. Anche a quei vicini di casa che sono forse i genitori, il fratello, la sorella di un assassino.
Con la forza della letteratura, Fernando Aramburu, classe 1959, trasferitosi dalla Spagna in Germania negli anni ‘90, ha saputo raccontare una comunità lacerata, e allo stesso tempo scrivere una storia di gente comune, di affetti, di amicizie, di sentimenti feriti: un romanzo da accostare ai grandi modelli narrativi che hanno fatto dell’universo famiglia il fulcro morale, il centro vitale della loro trama.