“Planet B”: una buona storia, distopica e angosciante, nella Francia del 2039

La regista Aude Léa Rapin porta a Cannes il suo secondo lungometraggio, discreto

Un film di Aude Léa Rapin. Con Adèle Exarchopoulos, Souheila Yacoub, Eliane Umuhire, India Hair, Marc Barbé. Drammatico, 118′. Francia 2024

Francia, 2039. Una notte, un gruppo di attivisti perseguitati dallo Stato scompare senza lasciare traccia. Julia Bombarth è una di loro. Al suo risveglio, si ritrova intrappolata in un mondo del tutto sconosciuto: il Pianeta B.

 

La sicurezza nazionale può essere considerata più importante di tutto, anche della vita delle persone? Uno Stato che si definisce civile e democratico può usare la tortura come strumento contro chi lo minaccia? E gli attivisti ambientalisti possono essere equiparati a pericolosi terroristi?

La regista Aude Léa Rapin, con il suo secondo lungometraggio “Planet B”, film d’apertura della Settimana della critica 2024, sottopone al pubblico questi delicati e controversi temi, inserendoli in una storia ambientata in una Francia dispotica, angosciante e cupa, ben lontana dagli ideali della Rivoluzione.

Durante un blitz, Julia e il suo gruppo vengono fermati e arrestati dalla polizia. È l’inizio di un’esperienza impensabile. Al risveglio, gli attivisti si ritrovano su una bellissima isola in mezzo al mare. Ma dietro l’apparente tranquillità, Planet B nasconde un segreto…

Questa infatti è una prigione virtuale, dove le menti dei prigionieri vengono sottoposte a sessioni di interrogatori e torture, di intensità crescente, per ottenere confessioni e nomi.

Il destino di Julia e degli altri sembrerebbe segnato, se non fosse per Nour, una giovane irachena che lavora come donna delle pulizie nel centro detentivo segreto dove si trovano i corpi degli attivisti e che, scoperta la verità, si impegna in prima persona per salvarli…

“Planet B” è un film angosciante, duro, inquietante, coinvolgente che ci mostra da una parte come e quanto la mente umana possa diventare terreno di manipolazione e torture, dall’altro che nessun corpo di polizia e/o sicurezza nazionale dovrebbe ritenersi al di fuori di ogni legge.

Buona la prova delle protagoniste Adèle Exarchopoulos e Souheila Yacoub, che hanno reso i rispettivi personaggi forti, credibili e incisivi.

Una storia dispotica, certo, ma che alla luce di quanto viviamo oggi è capace anche di far riflettere.