“Più in alto del giorno”: recensione del romanzo di Valentina Orengo

Garzanti pubblica questa storia d'amicizia e di formazione, che ci ricorda come eravamo a 13 anni

Arriva oggi in libreria Più in alto del giorno, romanzo d’esordio di Valentina Orengo edito da Garzanti. Una storia d’amicizia e di formazione, una storia capace soprattutto di ricordarci con precisione come eravamo quando avevamo dodici o tredici anni.

Mimì ha tredici anni ed è convinta che la vacanza in quel piccolo paese di frontiera affacciato sul mare sia la più noiosa della sua vita. Trascorre le giornate leggendo, seduta sul tronco di un ulivo, e aspettando che qualcosa succeda. Un pomeriggio, all’improvviso, quasi dal nulla compare Alfred, un ciuffo di capelli a coprirgli gli occhi e i piedi nudi. Da quel momento tutto intorno a lei comincia a cambiare.

È lui a farle scoprire che il paese profuma di bucato, di pomodori secchi e di gelsomino. È lui a farle conoscere Scatto, Nero e Scintilla. Insieme a loro trascorre giorni spensierati tra i viottoli che si arrampicano sulla collina, la piazza e la spiaggia. Per la prima volta assapora il gusto della libertà e, mentre il mondo degli adulti si fa sempre più lontano, tutto sembra essere quasi troppo perfetto per essere vero. Ma quel momento incantato è breve.

Sulle colline, Mimì e Alfred scoprono un segreto troppo grande per due ragazzini. Un segreto che, nonostante tutto, decidono di non rivelare a nessuno. La realtà irrompe violenta nelle loro vite svelandone le sfumature più cupe. L’amicizia tra Alfred e Mimì diventa ancora più profonda, ma la paura, le cose non dette e il dolore nascosto nelle pieghe imprevedibili degli eventi, segnano la fine della loro infanzia.

Al di là della bellezza e suggestione dell’ambientazione, della trama avvincente e non scontata, del ritmo che parte lento e poi piano piano s’impenna fino a toccare picchi suggestivi di tensione, quello che mi ha colpita di “Più in alto del giorno” della Orengo è stata la sua capacità di raccontare con precisione e verismo un periodo preciso della vita, la pre-adolescenza.

Leggendo i pensieri di Mimì, le sue paure e speranze, il racconto delle sue giornate nel piccolo paesino dove si è trasferita con i genitori – l’estate prima, l’anno scolastico dopo – ho ritrovato vivi e palpitanti ricordi di giornate ed emozioni della me tredicenne. E penso che sia un grande risultato, per un autore: raccontare il mondo dei giovani senza cadere nei cliché, in modo realistico e vivo.

Valentina Orengo ci riesce. E, al contempo, parla anche con acume del mondo “dei grandi”, delle problematiche di una coppia, di una famiglia, di una comunità. Alcuni argomenti restano sullo sfondo, rispetto alla vicenda di Mimì e Alfred, eppure, per un lettore attento, non coglierli è impossibile.

Più in alto del giorno” ci ricorda i ragazzini che siamo stati, ci mette in guardia sugli adulti che potremmo diventare – oppure siamo già. Un gran bel romanzo, sentito, profondo, emotivamente coinvolgente.