Un film di Laura Samani. Con Celeste Cescutti, Ondina Quadri. Drammatico, 89′.
Italia, Francia, Slovenia 2021
Inizio ‘900. In un’isoletta del Nordest, Agata perde sua figlia alla nascita. Il prete della piccola comunità di pescatori a cui appartiene sostiene di non poter battezzare la neonata, in assenza di respiro. La sua anima è quindi condannata al Limbo, senza nome e senza pace. Ma una voce arriva alle orecchie di Agata: fra le montagne innevate della Val Dolais, nell’estremo nord, pare ci sia un luogo dove i bambini vengono riportati in vita il tempo di un respiro, quello necessario a battezzarli. Agata lascia l’isola e intraprende un viaggio con il piccolo corpo della figlia nascosto in una scatola. Lungo la strada incontra Lince, un ragazzo selvatico e solitario con molti segreti da difendere…
Cos’è realmente importante? Cosa rimane del nostro passaggio sulla Terra? Un neonato nato morto ha diritto al battesimo? E chi, se non la madre che lo ha portato in grembo per nove mesi, può difenderlo anche nell’ultimo passaggio?
Tranquillo, caro lettore, non sono diventato improvvisamente un filosofo esistenzialista né un fervente cattolico. Ma queste domande nascono spontaneamente dopo aver visto il toccante “Piccolo corpo”, opera prima di Laura Samani, presentato in concorso alla Settimana della Critica di Cannes 2021.
“Piccolo corpo” racconta una straziante quanto coraggiosa storia d’amore materno. Alla giovane Agata viene negata la possibilità di dare un nome e una degna sepoltura alla sua bambina, situazione che oggi ci appare inconcepibile ma che a inizio Novecento era la norma.
Scrive la Samani nelle sue note di regia:
Nel 2016 ho scoperto che a Trava, nel mio Friuli Venezia-Giulia, esiste un santuario dove, fino alla fine del XIX secolo, avvenivano miracoli particolari: si diceva che lì si potessero riportare in vita i bambini nati morti, per il tempo di un respiro. Il miracolo del ritorno alla vita era necessario per battezzare i bambini, altrimenti destinati ad essere seppelliti nelle zone incolte, come si fa con i gatti.
Agata è giovane, potrebbe avere altri figli, ma non può e non vuole rassegnarsi all’oblio della sua primogenita. Inizia così un viaggio verso una terra ignota e pericolosa, sfidando la tradizione e le regole, dopo che il marito si è rifiutato di accompagnarla. Incurante della sofferenza fisica, delle umiliazioni e delle angherie subite lungo la strada: ciò che conta è proteggere il piccolo corpo che porta dentro una scatola.
Durante il viaggio incontra Lince, un ragazzo ribelle, furbo, cinico, di cui non si riesce a sapere neanche il vero nome. Nonostante i due sembrino uno la nemesi dell’altra, affrontano insieme questo viaggio attraversa gli elementi e la materia.
Celeste Cescutti e Ondina Quadri formano una credibile quanto intesa coppia artistica. I silenzi e gli sguardi carichi di un dolore non dichiarato della prima vengono compensati dal continuo parlare e fischiettare della seconda. Non si può non rimanere colpiti dal talento delle due attrici, capaci di recitare per sottrazione facendo emergere i tratti salienti dei rispettivi personaggi, determinazione e orgoglio.
Ma chi è davvero Lince? Da chi sta fuggendo? Perché disprezza ogni forma d’autorità? È ancora la regista a spiegare il suo ruolo:
Lince mostra ad Agata la strada offrendole protezione, ma ciò che ha in cambio da lei è qualcosa di altrettanto necessario per la sua sopravvivenza: il profondo senso di attaccamento a ciò che si ama.
Le location scelte – dalla laguna di Caorle e Bibione alle montagne della Carnia e del Tarvisiano – rendono ancora più mistico e salvifico il viaggio di Agata. La cinepresa di Laura Samani, anche sceneggiatrice con Marco Borromei ed Elisa Dondi, asseconda il peregrinare della donna, con inquadrature che si rifanno a una tradizione cinematografica molto italiana (penso al cinema di Ermanno Olmi).
“Piccolo corpo” trascina dentro una storia locale quanto universale che porta a rivalutare l’importanza del nome e della figura della madre. Lo stesso Lince comprenderà questa verità, piangendo di gioia e rabbia dopo aver incontrato un’anima bella come Agata.