Un film di Mike Leigh. Ccon Maxine Peake, Rory Kinnear, David Bamber, Tim McInnerny, Teresa Mahoney. Drammatico, 154’. Gran Bretagna 2018
Il giovane trombettiere Joseph sopravvive miracolosamente alla sanguinosa battaglia di Waterloo e torna a casa, a Manchester, dalla sua famiglia di umili operai. Ma un’altra battaglia si prepara da quelle parti: quella del popolo inglese del dopoguerra, ridotto alla fame dalla disoccupazione e dalla tassa sull’importazione del grano e trattato con a ferocia e ingiustizia da una magistratura ecclesiastica arrogante e violenta. Giovani radicali e meno giovani riformisti moderati prendono a riunire folle sempre più numerose, pronte a domandare in piazza il diritto di voto che la Costituzione prevede per loro. Il governo di Londra, informato dei fatti, si prepara invece a difendere i propri privilegi, affilando le armi.
Chi ancora oggi sostiene l’utilità della guerra come mezzo per disfarsi dei dittatori e garantire al popolo oppresso l’agognata libertà dovrebbe dare un’occhiata ai libri di storia. Oppure, se leggere non è il suo forte, guardare qualche film. “Peterloo” di Mike Leigh, presentato in concorso a Venezia, ad esempio.
Un biopic classico, preciso e rigoroso che rievoca con dovizia di particolari, bei costumi e un’attenta ricostruzione storica gli eventi che portarono al cosiddetto “massacro di Peterloo”, il 16 agosto 1819, quando oltre sessantamila persone si riunirono pacificamente in St Peter’s Field e vennero brutalmente travolte dalla cavalleria dell’esercito, finendo uccise o ferite.
Si tratta di una delle pagine più vergognose della storia inglese, in cui il governo e il Re si rivelarono non soltanto miopi ma anche sprezzanti verso le richieste legittime dei cittadini.
La vittoria inglese su Napoleone a Waterloo del 1815 fu accolta all’inizio con grande entusiasmo da parte di tutto il popolo inglese, speranzoso che la caduta del dittatore francese avrebbe portato pace, benessere e ricchezza nel Regno Unito. Un’illusione che durò lo spazio di pochi mesi, quando i reduci della guerra, tornati a casa, si ritrovarono senza un lavoro e ancora più affamati.
La Gran Bretagna fu colpita da una lunga e devastante crisi economica, che portò da una parte all’ulteriore impoverimento degli umili, dall’altra all’arroccamento dei nobili e della borghesia benestante nelle loro posizioni di dominio e privilegio.
Mike Leigh, con il suo ultimo lavoro, ha cercato di far rivivere le difficoltà patite dagli abitanti di Manchester in quegli anni, l’ottusità dei tutori della legge, le condizioni che hanno spinto il popolo a scendere in piazza.
La sceneggiatura, ironica e puntuale quanto elegante, mette in lice la spaccatura esistente tra le gente comune e i suoi rappresentanti, di fatto incapaci di comprendere le esigenze più basilari dei loro elettori. La situazione vi ricorda qualcosa, vero? Ebbene sì, rispetto al passato – social network e selfie in piazza a parte – sembra cambiato ben poco.
Nonostante tutto, “Peterloo” risulta un film freddo, senz’anima, incapace di far scattare nel pubblico una qualche empatia coi protagonisti. Lo spettatore osserva l’evolversi della vicenda, ascolta i discorsi forzati e retorici ma rimane sempre emotivamente distante, distaccato.
Mike Leigh ha cercato di imitare lo stile e l’approccio narrativo di Ken Loach, ma con scarsi risultati. “Peterloo”, nonostante lo sforzo produttivo, non regge il confronto con altre pellicole inglesi di stampo storico-politico, come “Braveheart” di Mel Gibson, “Michael Collins” di Neil Jordan o, più di recente, “Suffragette” di Sarah Gavron.
Senza un’adeguata rappresentanza parlamentare di ogni classe sociale non può esserci democrazia. E chi oggi sostiene che il Parlamento ha perso la sua ragione di esistere dovrebbe dare un’occhiata a questo film – e magari rivolgere una preghiera a coloro che hanno dato la vita per far sì che oggi potessimo essere liberi. Anche di esprimere opinioni controcorrente.
Il biglietto da acquistare per “Peterloo” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.