“Peter von Kant”: Ozon omaggia Fassbinder e il cinema degli anni ’70

Un film dal ritmo sostenuto, curato nei dettagli e interpretato in modo convincente

Un film di François Ozon. Con Isabelle Adjani, Denis Ménochet, Hanna Schygulla, Stefan Crepon, Khalil Ben Gharbia. Drammatico, 85′. Francia 2022

1972. Peter von Kant è un regista di successo, che vive con l’assistente Karl, che si diverte a maltrattare e umiliare. Un giorno Sidonie, la sua musa per molti anni, gli presenta Amir, un giovane attraente ma dai mezzi limitati. Peter ci mette un secondo a infatuarsi del ragazzo, lo ospita a casa sua e decide di farne una star. Un amore impetuoso che consumerà il regista fino a fargli perdere il controllo.

 

François Ozon (È andato tutto bene, Estate ’85) torna alla Berlinale con “Peter von Kant”, un film che definirei teatrale al massimo livello, e che ha degnamente aperto questa edizione 2022 del festival.

Reinterpretazione di “Le lacrime amare di Petra von Kant” di Rainer Werner Fassbinder del 1972, che adattava per il cinema l’omonima pièce teatrale dello stesso regista, il film lascia trasparire la profonda ammirazione che Ozon nutre per Fassbinder (di cui ha parlato anche in conferenza stampa).

In questa nuova versione, Petra diventa Peter, seguendo una moda cinematografica recente. L’esperimento, in questo caso, è vincente: Peter, regista di successo consumato da un amore ossessivo per un attore emergente, convince e intrattiene con la sua eccentricità d’artista e i suoi capricciosi scoppi di rabbia.

Gli altri personaggi formano intorno a lui una cornice perfetta: il più intrigante risulta il silenzioso Karl (interpretato abilmente da Stéfan Crépon), cameriere/valletto/collaboratore e in pratica umile schiavo di Peter, che tutto osserva e niente dimentica di quel che accade nella residenza del regista.

La fotografia e la scenografia sono curati fin nei minimi dettagli; le interpretazioni degli attori (primo tra tutti Denis Ménochet) deliziosamente sopra le righe. Interessante il ritmo, veloce e ben cadenzato.

“Peter von Kant” non è solo un omaggio a Fassbinder ma anche al cinema e allo stile degli anni settanta, ai suoi eccessi, ai suoi colori e alla sua musica. Un momento di perfetta evasione per il pubblico.