“Pavarotti”: Ron Howard firma un ritratto inedito di un’icona della lirica

Immagini inedite di repertorio e interviste a familiari, colleghi e collaboratori per la storia di un mito

Un film di Ron Howard. Con Luciano Pavarotti, Spike Lee, Diana Spencer, Stevie Wonder,  Bono, Placido Domingo. Documentario, 114′. USA, Gran Bretagna 2019

Un documentario su una delle leggende mondiali della musica, il tenore Luciano Pavarotti. La storia di un artista di fama mondiale che sognava di portare l’opera nelle case del grande pubblico, riuscendoci nel 1990 con l’esibizione sul palco romano durante la Coppa del Mondo insieme ai colleghi tenori Placido Domingo e José Carreras.

 

Dopo il documentario sui Beatles del 2016, il regista Ron Howard torna a occuparsi di un’icona della musica, il tenore Luciano Pavarotti, scegliendo tuttavia un approccio intimo per raccontare l’uomo oltre che il mito.

“Pavarotti”, presentato in concorso alla Festa del cinema di Roma, si apre con una scena bellissima. Siamo nel 1995 a Manaus, in Brasile, nel cuore della foresta amazzonica. Al Teatro Amazonas, piccolo e magnifico, dove si è esibito lo stesso Caruso, troviamo Pavarotti che, con addosso i pantaloni della tuta, canta per una manciata di passanti. Una scena evocativa che forse racchiude tutto il senso del film.

Luciano Pavarotti era un uomo semplice, che apprezzava la spontaneità delle cose e guardava alla vita con ottimismo. Scampato alla morte da bambino per via del tetano, si sentiva un miracolato, ed è in questa prospettiva che ha sempre guardato agli eventi.

“Pavarotti” ci riconsegna, attraverso immagini inedite di repertorio e interviste a familiari, colleghi e collaboratori l’immagine dell’uomo, del marito, dell padre, ma anche quella dell’artista eccezionale che è stato capace di portare l’opera nelle case di tutti. Il racconto della sua ascesa – da figlio di un fornaio a stella internazionale – va di pari passo con quello della, non sempre facile, vita privata.

Howard dirige un racconto partecipato e il ritratto autentico, a tratti commovente, di un uomo geniale, brillante e carismatico, ma anche profondamente onesto e generoso.

 

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Elena D'Alessandri
Laureata in sociologia, un master in relazioni internazionali e uno in interpretariato e traduzione, dopo sei anni ad IsICult come ricercatrice prima e responsabile di ricerca poi, dal 2015 al 2018 ha lavorato come ricercatrice associata presso l'Istituto Universitario Europeo (EUI) di Firenze. Come giornalista ha collaborato con "Il Manifesto", con il mensile del Gruppo Il Sole24Ore, "Millecanali" e con "L'Opinione". Attualmente scrive per "Il Giornale Off", per "Articolo21" e per "Mentelocale", occupandosi di cultura e cinema.

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