“Ötzi e il mistero del tempo”: tra fantasy e avventura vince la natura

Gabriele Pignotta dirige un film ambizioso, che si distingue per la bella ambientazione valdostana

Un film di Gabriele Pignotta. Con Michael Smiley, Diego Delpiano, Alessandra Mastronardi, Amelia Bradley, Judah Cousin. Avventura, 90′. Italia 2018

Kip ha undici anni e ha da poco perso la mamma, archeologa con una grande passione per i misteri del passato. Il padre ha deciso di voltare pagina e trasferirsi con il figlio a Dublino, ma Kip non vuole lasciare il Sud Tirolo dove è cresciuto e dove vivono i suoi due migliori amici, Elmer ed Anna, che si autodefiniscono “cacciatori di tesori”. E il passato verrà inaspettatamente in suo soccorso: la mummia Ötzi, custodita nel Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, viene rubata da una strega dai capelli bianchi, Gelica, che vuole resuscitarla per carpirne un importante segreto. E poiché la mamma di Kip ha comunicato a suo figlio la passione per Ötzi e il suo mistero, sarà proprio il ragazzino il primo ad accorgersi che la mummia è tornata in vita e a comunicare con lei.

 

Manuela Cacciamani della One More Pictures, nelle note di produzione, mostra di avere le idee chiare: per lei “Ötzi e il mistero del tempo” è un esperimento riuscito, che unisce elemento fantasy, avventura e storia per famiglie.

Pur apprezzando il suo entusiasmo imprenditoriale, devo dissentire per ciò che riguarda il risultato. Nonostante l’impegno e la passione profusi dalla produzione, dalla crew e dal cast, il progetto risulta nel complesso deludente e poco riuscito.

La sceneggiatura è stiracchiata, forzata, piuttosto povera nel presentare e poi approfondire i diversi personaggi. I tre autori si sforzano – invano – di unire fantasy e avventura, ma il risultato è un intreccio “arlecchinesco”, dove tanti spunti e idee non si fondono mai per dar vita a qualcosa di coerente. Lo spettatore si trova così coinvolto solamente a tratti.

I tre giovani interpreti (Diego Delpiano, Amelia Bradley e Judah Cousin) hanno buone potenzialità recitative e in futuro, se vorranno, potranno dimostrare tutto il loro valore, ma in questo caso sono una mezza delusione. Così come lo è l’inglese Michael Smiley che ce la mette tutta per dare profondità al suo Ötzi scontrandosi però con una sceneggiatura  deficitaria.

Insomma, una debacle da evitare? Ebbene caro lettore sto per stupirti: ci sono ben tre buoni motivi per andare a vedere “Ötzi e il mistero del tempo” al cinema!

Il primo è Alessandra Mastronardi, che per la prima volta abbandona i ruoli abituali da brava ragazza e fidanzantina d’Italia per cimentarsi con un personaggio “cattivo”. La sua Gelica, strega bianca determinata a tutto per carpire il segreto di Ötzi, è convincente e credibile.

Il secondo è l’ambientazione valdostana. La bellezza paesaggistica che fa da sfondo alla vicenda colpisce chi guarda, sorprendendolo, e molto spesso prendendo il sopravvento su storia e personaggi, diventando lei protagonista.

Per finire, il regista Gabriele Pignotta, alla seconda esperienza nel lungometraggio, dimostra di aver fatto notevoli passi avanti creativi e stilistici, portando a casa il risultato, nonostante tutto.

Come di consueto, mi aspetto che dopo aver visto il film veniate nei commenti a ribattere punto punto la mia recensione critica. Se succederà con ogni probabilità sarà stato merito della magia di Ötzi…

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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