“Oasis”: un film crudo e doloroso che rompe molti tabù sui disagi mentali

Ivan Ikic dirige un cast di attori non professionisti che "parlano" attraverso i silenzi più che le parole

Un film di Ivan Ikic. Con Marusa Majer, Goran Bogdan, Marijana Novakov, Valentino Zenuni, Tijana Markovic. Drammatico, 121′. Slovenia, Paesi Bassi, Francia, Bosnia-Herzegovina 2020

Al suo arrivo in un istituto per persone con disabilità mentali, Maria diventa amica di Dragana, con la quale condivide la stessa impetuosità. La loro relazione viene sconvolta quando scoprono di essere entrambe innamorate dell’introverso Robert. Le due trasformano il loro giocare a nascondino in qualcosa di sempre più pericoloso. Estromessi per sempre dalla società, i tre desiderano indipendenza e contatti umani. Spinti da sentimenti mai provati, tra desideri e invidie, le loro azioni impulsive rompono il delicato equilibrio imposto dalle asfissianti regole dell’istituto e portano a una serie di conflitti e misure disperate alla ricerca di una qualsiasi via d’uscita.

 

Esistono vincoli e limiti all’amore? Ovviamente no. Ma “la scintilla” può scattare anche tra due pazienti di una struttura psichiatrica? E in un contesto così particolare può svilupparsi addirittura un triangolo amoroso?

Ancora una volta la risposta è si. I reparti psichiatri e i centri d’igiene mentale, al di là dei pregiudizi che le persone “sane” possono avere su di loro, sono abitati da uomini e donne che, come tutti, desiderano amare ed essere amate. Perché l’amore non guarda la cartella clinica, prima di colpire qualcuno.

“Oasis” di Ivan Ikic, presentato alle Giornate degli autori di Venezia 2020 e vincitore del premio Label Europa Cinemas, nato per sostenere i film di produzione e co-produzione europea, rompe più di un tabù e pregiudizio sul tema del disagio mentale, mettendo in scena una storia tosta, cruda, dolorosa quanto poetica e romantica.

Oasis è il nome del centro d’accoglienza per pazienti psichiatrici alla periferia di Belgrado. Ma ben lungi dall’essere l’oasi di pace pubblicizzata dagli spot, e dal suo stesso nome, è un luogo freddo, desolante, dove persone fragili o moleste, abbandonate a se stesse, sono lasciate alla mercé di infermieri e medici.

Il film racconta una storia di amicizia, amore, gelosia e follia attraverso una sceneggiatura snella, lineare, avara di parole e dialoghi. Ikic si è infatti limitato a tratteggiare una generica cornice narrativa e ambientale, lasciando agli interpreti (non professionisti) la massima libertà interpretativa e di movimento sulla scena.

La scelta si rivela funzionale alla riuscita del progetto, e lo spettatore segue con discreta attenzione e coinvolgimento l’evoluzione del rapporto tra i tre protagonisti, anche se oltre due ore di girato sono decisamente troppe e alla fine la visione risulta faticosa.

Maria (Novakov) è l’ultima arrivata al centro, abbandonata dalla madre perché ritenuta ingestibile. In Dragana (Markovic) trova la sorella mai avuta, la perfetta compagna di giochi, nonostante le grandi differenze che le separano. La loro amicizia, che ci ricorda per certi versi quella tra Angelina Jolie e Winona Ryder in “Ragazze interrotte”, si trasforma in rivalità dopo l’incontro con Robert (Zenuni), che entrambe vorrebbero come compagno.

Il triangolo amoroso che ne scaturisce, che sembra avere come protagonisti dei bambini piuttosto che degli adulti, è particolare, giocato sui silenzi e gli sguardi piuttosto che sulle azioni e le parole, ma comunque capace di trasmettere forti emozioni a chi guarda. È impossibile, nonostante lo stile del racconto sia quasi documentaristico, non provare qualcosa nei confronti di questi personaggi.

Nessuno è immune al sentimento amoroso, non importa il luogo dove si trova. “Oasis” ci mostra tutto questo con delicatezza, poesia e umanità regalandoci anche una luce di speranza e fiducia in fondo al tunnel, con il suo silenzioso quanto toccante finale.

 

Il biglietto da acquistare per “Oasis” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio*. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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