“Notturno”: un racconto del Medio Oriente attraverso tante storie

Il documentario di Gianfranco Rosi paga la volontà del regista di parlare di tutto al tempo stesso

Un film Gianfranco Rosi. Documentario, 100′. Italia 2020

Resoconto per immagini di tre anni di ricerca trascorsi lungo le zone di confine tra Siria, Libano, Iraq e Kurdistan. In nome di un’idea di Medio Oriente privo di linee separatrici ma scavato dalle ferite di guerra e occupazione, varie storie di umanità si intrecciano: un cacciatore in barca tra i canneti e una squadra di guerrigliere in pattuglia, un ragazzo che lavora a giornata per aiutare la famiglia e dei soldati a un posto di blocco. Uno spettacolo teatrale messo in scena dai pazienti di un ospedale psichiatrico e una maestra elementare che fa terapia di classe. Madri che hanno perso figli e figlie prigioniere che comunicano con le madri. Tra luce e oscurità, un mondo che resiste e reclama il suo quotidiano.

 

Salvo clamorose smentite da parte della giuria guidata Cate Blanchett, difficilmente Gianfranco Rosi potrà ambire a qualche premio in questa edizione della Mostra del cinema di Venezia. Intanto, nelle anteprime stampa, il pubblico dei critici ha già emesso un primo secco giudizio: fischi e silenzio su “Notturno”.

Personalmente non vorrei essere così tranchant, ma non posso non manifestare la mia delusione nei confronti del regista italiano. Questo documentario, a mio modesto parere, rappresenta un clamoroso e netto passo indietro narrativo e creativo rispetto ai precedenti.

Rosi, con i trionfi a Venezia nel 2013 (Sacro GRA) e a Berlino nel 2016 (Fuocoammare), ha definitivamente sdoganato il documentario, dimostrando che questo può essere fruibile dal grande pubblico e non solo da pochi appassionati. Oggi, invece, arreca al genere un grosso danno d’immagine.

“Notturno” è un documentario visivamente elegante e affascinante, stilisticamente impeccabile, ma con una sceneggiatura davvero troppo debole, dispersiva e caotica. La visione è fredda, troppa giocata su immagini e suggestioni slegate tra loro, senza un filo rosso narrativo utile a guidare lo spettatore. Sembra che Rosi abbia realizzato il suo progetto più per se stesso, che per il pubblico.

“Volevo fare un film essenziale, di sottrazione – ha dichiarato in conferenza stampa, provando a difendersi dall’accusa di essere stato troppo generico. – Ho evitato di specificare località, situazioni e Paesi. Ho voluto raccontare più storie, senza che nessuna prendesse il sopravvento sulle altre. Ho concesso lo stesso tempo ad ogni storia”.

“Notturno” è un film che abbraccia le tante crisi che affliggono il Medio Oriente, scandendole attraverso un flusso di immagini e parole che si alternano senza però scaldare mai fino in fondo il cuore del pubblico.

Il momento più toccante e straziante, che di per se vale la visione, è quello in cui Rosi, con grande sensibilità e umanità, ci permette di ascoltare il resoconto fatto da alcuni bambini traumatizzati dalle violenze subite dalle milizie dell’Isis. Una rievocazione ingenua quanto raccapricciante che vale più di qualsiasi reportage realizzato da inviati professionisti.

“Notturno” paga le scelte autoriali e la passione stessa di Rosi, la sua volontà di coprire più storie dimenticando una regola d’oro del cinema: senza uno script solido non si va da nessuna parte!

 

Il biglietto da acquistare per “Notturno” è: Omaggio (con riserva)

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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