Un film di Jordan Peele. Con Daniel Kaluuya, Keke Palmer, Steven Yeun, Michael Wincott, Brandon Perea. Horror, 130′. USA 2022
OJ e Emerald Haywood, fratello e sorella, hanno ereditato un ranch ad Agua Dolce, non lontano da Hollywood, dopo la morte del padre Otis sr., avvenuta in circostanze difficili da spiegare scientificamente. L’attività di famiglia riguarda l’addestramento di cavalli selvaggi per l’industria del cinema, ma gli Haywood vantano origini ben più nobili e sostengono di discendere dal fantino bahamense immortalato da Eadweard Muybridge nella sequenza di fotografie del 1878, nota come la prima successione di immagini in movimento (in sostanza il primo film) mai girata. Mentre OJ cerca di vendere i propri cavalli a Jupiter, ex attore divenuto proprietario di un parco dei divertimenti western ad Agua Dolce, avvengono fatti sempre più strani e inspiegabili al ranch degli Haywood, tanto da far pensare a una presenza extraterrestre e ostile.
La nuova stagione televisiva e cinematografica non è ancora iniziata ufficialmente, ma già vediamo il ritorno di un motivo ricorrente: Vittorio De Agro contro il fior fiore della critica internazionale!
Neanche il tempo di riprendere fiato, sperando di concedermi qualche giorno di meritato riposo prima del tour de force veneziano, che il Premio Oscar Jordan Peele mi ha lanciato contro l’indigesto “Nope”.
Indigesto secondo me, perché manco a dirlo la stampa di tutto il mondo sta facendo a gara nello scrivere recensioni entusiastiche, scovando letture e interpretazioni della pellicola, e arrivando a scomodare mostri sacri come Steven Spielberg.
Secondo gli esimi colleghi, il film di Jordan Peele saprebbe spaziare magistralmente tra fantascienza, horror, western e critica alla spettacolarizzazione della TV, con l’inserimento anche della tematica razzista. Dal mio punto di vista, invece, è un “fritto misto” evitabilissimo.
Come uscire dall’impasse? Sono io ad aver visto un film diverso oppure tutti gli altri ad aver dormito durante la proiezione?
Per me “Nope” è un film noioso, lento, confusionario e dispersivo sul versante narrativo ed esasperante su quello dello stile.
Se nel 2017 Peel, grazie a “Get out”, si era imposto all’attenzione di Hollywood e del pubblico come autore horror creativo, talentuoso e innovativo e nel 2019, con “Us”, aveva mostrato la sua identità firmando una critica alla società americana, fondata sul razzismo economico e culturale, nel 2022 sembra essersi perso nel groviglio delle sue idee e nella voglia di stupire.
“Nope” è un vero pasticcio di genere, che irrita lo spettatore, incapace di trovare un senso e una qualche linearità nella sceneggiatura. È questa il vero limite del film: criptica, autoreferenziale e priva di mordente.
A salvare, almeno in parte, capra e cavoli, l’apprezzabile fotografia e l’impegno profuso dai due protagonisti, Daniel Kaluuya e Keke Palmer, affiatati e credibili nei panni di fratelli OJ e Emerald Haywood.
Al netto di queste note lievi, “Nope” è per me una grande delusione. I colleghi parlano di capolavoro. A voi l’ultima e decisiva valutazione.