Un film di Cary Joji Fukunaga. Con Daniel Craig, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Naomie Harris, Ben Whishaw, Rory Kinnear. Azione, 163′. USA, Gran Bretagna 2021
Il passato non muore mai e scava un solco profondo tra James Bond e Madeleine Swann. Se ogni matrimonio ha il suo segreto, quello che cova Madeleine ha la forza di mille fuochi e li separa “per sempre”. Per cinque anni, almeno. Sopravvissuto a un attacco frontale e al presunto tradimento della compagna, Bond si è ritirato in una bolla esotica da cui lo stana l’amico Felix Leiter. In missione per conto della CIA, che insegue uno scienziato pazzo e un’arma invisibile in grado di “puntare” il DNA di chiunque, incontra la nuova recluta dell’MI6, matricola 007. M, credendolo morto, ha attribuito la licenza di uccidere a Nomi, una donna e un’agente decisamente più giovane di lui. In sua assenza il mondo è cambiato e il progetto Hercules lo minaccia. La chiave per risolvere l’enigma, che ha eliminato tutti i componenti della Spectre (eccetto uno), è Madeleine. Dietro il trauma della sua infanzia si nasconde il cattivo di turno e l’unica chance per Bond di salvare il mondo.
Sono De Agrò, Vittorio De Agrò – quale attacco di pezzo migliore per scrivere questa frase senza il timore di venire preso per matto?!
Dopo gli stop legati alla pandemia, arriva in sala, unico luogo dove sarebbe stato possibile apprezzarlo a pieno, parola anche di Daniel Craig, “No time to die” di Cary Joji Fukunaga, venticinquesimo capitolo delle avventure cinematografiche del mitico James Bond.
Non me vogliano i milioni di fan dell’agente 007, ma i dubbi che avevo già espresso riguardo alla svolta “intimistica” della saga, aperta nel 2012 da “Skyfall” (che funzionava) e proseguita nel 2015 da “Spectre” (che funzionava già meno) sono stati confermati.
Il nostro eroe è innamorato, vuole chiudere con il lavoro e vivere una vita normale con la sua Madeleine (Seydoux). Ma James Bond può davvero “andare in pensione” per mettere su famiglia? Domanda retorica. Il passato torna a bussare alla sua porta, e Bond riprenderà servizio per l’ultima volta, lottando non solo per salvare il mondo ma quello che per lui è davvero importante.
“No time to die” segna uno spartiacque nella saga di 007: ci sarà un prima e un dopo di lui. Qui si chiude un’epoca, ragazzi, c’è poco da dire – non vogliamo fare spoiler, ma il finale è veramente sconvolgente.
Il tempo riveste un ruolo di primo piano nella sceneggiatura, a livello narrativo, esistenziale e sentimentale. Nel terzo millennio anche i servizi segreti devono adattarsi al nuovo tipo di minacce, sempre più legate al mondo della tecnologia. E poi c’è la morte, presente a cominciare dal titolo…
Preparatevi a colpi di scena e commoventi commiati che vi toglieranno qualsiasi certezza acquisita nel corso degli episodi precedenti.
La visione in sala esalta alcuni elementi, come le suggestive ambientazioni e le spettacolari scene d’azione. Ma “No time to die” è troppo lungo, dispersivo e autoreferenziale, con una trama deboluccia, prevedibile e a tratti persino stucchevole.
Remi Malek è sprecato nel ruolo del cattivo di turno, privo di quel mordente e di quel fascino che ci saremmo aspettati da lui. Léa Seydoux, che torna come Madeleine Swann, la donna per cui James Bond è pronto a rifarsi una vita, convince solo parzialmente. L’attrice francese è bella, magnetica, ma il confronto – inevitabile – con Eva Green la vede uscire sempre sconfitta.
Se la coppia Seydoux-Craig è visivamente intrigante anche se non particolarmente emozionante, colpisce in positivo Ana de Armas nel ruolo di Paloma. Una performance davvero notevole quanto abbagliante che sfortunatamente ha il limite di durare troppo poco.
“No time to die” condizionerà indubbiamente il futuro della saga, imponendo scelte drastiche e aprendo nuovi orizzonti. Personalmente, da vecchio cinefilo tradizionalista, spero che nel 26° episodio si torni alla “strada vecchia”. Perché per me James Bond è James Bond, quello che non piangeva mai, non amava nessuno, non aveva passato e non si guardava mai indietro. E mi piaceva proprio per questo.