Un film di Susanna Nicchiarelli. Con Trine Dyrholm, Anamaria Marinca, Sandor Funtek, Thomas Trabacchi, Karina Fernandez, Calvin Demba. Drammatico, 93’. Italia, Belgio, 2017
Chi è Nico? È questa semplice domanda che il vostro inviato ha cominciato ossessivamente a porsi prima e durante la proiezione stampa del film di Susanna Nicchiarelli che ha aperto la sezione “Orizzonti” a Venezia74.
Poi, a metà circa della pellicola, la domanda si è modificata in: chi è Christa Päffgen?
In entrambi i casi, il sottoscritto non è riuscito a darsi una risposta, colpa forse anche della sua smisurata ignoranza in campo musicale.
Ambientato tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, la campagna polacca e il litorale romano, “Nico, 1988” è un road movie incentrato sugli ultimi anni di Christa Päffgen, in arte Nico.
Musa di Andy Warhol, cantante dei Velvet Underground e donna dalla bellezza leggendaria, Nico vive una seconda vita dopo quella che tutti conoscono quando inizia la sua carriera da solista.
La sua musica è tra le più originali degli anni ‘70 e ‘80 ed influenza tutta la produzione musicale successiva. La “sacerdotessa delle tenebre”, come veniva chiamata, ritrova veramente se stessa dopo i quarant’anni, quando si libera del peso della sua bellezza e riesce a ricostruire un rapporto con il figlio dimenticato.
“Nico, 1988” è la storia di una rinascita, la storia di un’artista, di una madre, di una donna oltre l’icona.
La sinossi potrebbe far pensare a un biopic tradizionale sugli ultimi di una rock star turbolenta, ma come ha voluto sottolineare la Nicchiareli in conferenza stampa, il suo intento artistico e drammaturgico era quello di realizzare un film atipico e spiazzante, mettendo al centro la vulnerabilità e fragilità della donna Christa piuttosto che i capricci dell’artista Nico.
La sceneggiatura è frutto da una parte di meticolose ricerche, incontri con amici e colleghi e lunghi colloqui con Ari, il figlio della cantante, dall’altra dello spirito creativo e immaginifico della regista e sceneggiatrice che ha inserito personaggi fittizi in un contesto storico preciso e definito.
Christa Päffgen è stata molte cose, ma mai una persona amata e protetta dalla famiglia. Ha passato l’infanzia nella Berlino devastata dai bombardamenti degli Alleati, ha avuto un figlio da giovanissima risultando quasi subito inadeguata al ruolo di madre e convivendo poi con il senso di colpa per averlo lasciato crescere dai nonni paterni.
Christa ha indossato la maschera di Nico per proteggersi dal doloroso e dall’infelicità, ed è diventata un’eroinomane per non ascoltare la propria coscienza.
Nonostante la vita di questo personaggio avesse le potenzialità per diventare un buon film, “Nico, 1998” spreca in larga parte il potenziale, risultando povero d’attrattiva emotiva e stile, senza alcun guizzo sul piano registico.
Quello che colpisce è la scelta di evidenziare come negli ultimi anni di vita, Nico abbia trovato una parvenza di calore umano grazie all’affetto e al sostegno del fidato agente Richard (Sinclair) e della sua scombinata band.
Più che Trine Dyrholm, che sfodera una performance solida, intensa, di personalità, ma non memorabile, colpiscono gli attori secondari, bravi, semplici e naturali.
“Nico, 1988”, con tutti i suoi difetti tecnici e narrativi, resta comunque una pellicola da vedere per conoscere l’anima tormentata e allo stesso tempo ingenua di un’artista che ha lasciato il segno nei cuori prima ancora che nella memoria dei fan.