di Federica Zanoni (Kikka)
È senza dubbio uno degli argomenti più discussi di questo 2015, almeno per ciò che riguarda il settore alimentare, con dibattiti televisivi, articoli su giornali, riviste e blog, giudizi negativi e positivi. Parliamo del fantomatico olio di palma.
Questo trattamento, di per sé, non ha niente di male – capita spesso che un alimento, un ingrediente, una sostanza finisca sotto la lente d’ingrandimento di esperti e consumatori. Quello che sinceramente mi sorprende – o meglio, quello che mi irrita proprio – è che l’olio di palma non è una novità degli ultimi anni, ma anzi viene utilizzato da decenni e in grande quantità in molti prodotti che finiscono sulle nostre tavole (in particolare negli alimenti confezionati come biscotti, merendine, cracker) ma anche in quelli per per la pulizia e l’igiene personale.
Dopo anni di totale silenzio, cos’è successo di preciso? Perché tutti, quasi per magia, si sono accorti che l’olio di palma esiste? Magari i consumatori hanno iniziato a leggere con attenzione le etichette oppure a utilizzare soltanto prodotti bio o a chilometro zero?
Niente di tutto ciò, purtroppo. Il motivo per cui l’olio di palma è salito agli onori della cronaca adesso è che solo da dicembre 2014 è obbligatorio indicarlo nella lista degli ingredienti sulle confezioni. Prima di questa data veniva in un certo senso nascosto, usando diciture come “grassi vegetali” oppure “oli vegetali”, che poteva indicare la presenza di olio di girasole, di soia, di cocco, di palma.
In questo modo, grazie a etichette non propriamente corrette, non si sapeva di preciso cosa contenessero i prodotti che mettevamo nel carrello. Oppure sarebbe meglio dire che in molti non lo sapevano, perché per le persone che hanno scelto da tempo di alimentarsi in modo sano e consapevole il problema era già sotto la luce del sole.
Inutile piangere sull’olio – pardon, latte – versato. Adesso che questa componente viene indicata nelle etichette, cerchiamo di capire bene di cosa si tratta.
L’olio di palma è l’olio vegetale più usato al mondo, nel settore alimentare, cosmetico, energetico, farmaceutico. Nel 2013 rappresentava il 39% degli oli vegetali prodotti al mondo. L’Italia, secondo i dati del Wwf, è il secondo importatore in Europa, con il 25% sul totale.
La pianta da cui deriva l’olio di palma è coltivata in Malesia e Indonesia, ed è un vegetale che richiede poco spazio per crescere, ma rende poi moltissimo, per questo costa poco.
Si tratta di un grasso solido – come il burro, per intenderci – che rende quindi gli alimenti cremosi senza per questo influenzare i sapori. Non contiene colesterolo, ma una quantità di grassi saturi molto elevata sì.
Se ai prodotti che contengono espressamente burro siamo abituati a fare attenzione – per questo cerchiamo di consumarne pochi -, non vale lo stesso discorso per snack, biscotti o cracker apparentemente più sani, ma che però hanno al loro interno olio di palma. Superare la quantità consigliata giornaliera, senza rendersene conto, è facilissimo. Perché se iniziate a leggere le etichette ve ne renderete conto: l’olio di palma oggi si trova praticamente ovunque.
Non vogliamo accodarci a questa sorta di caccia alle streghe che sta spopolando nell’ultimo periodo. Il problema non è l’olio di palma in quanto tale, ma la mancanza di rotazione. Assumere sempre lo stesso tipo di olio è dannoso, così come superare la quantità corretta. Per questo scegliere prodotti con olio di cocco – o meglio, di girasole – è un buon modo per ovviare alla cosa.
Quando si parla di olio di palma, però, entrano in gioco anche altri problemi: primo tra tutti quello della sostenibilità ambientale e sociale della sua produzione.
Nell’appuntamento di oggi ho preferito concentrarmi sul versante alimentare della questione, tenendo in serbo per un prossimo articolo gli altri aspetti.
Come mi è capitato spesso di sottolineare in questa rubrica, il nostro benessere passa spesso da una corretta alimentazione, frutto di scelte consapevoli, impegno, e qualche volta sacrifici. Ma prendersi cura di noi stessi attraverso il cibo può diventare anche gratificante. Volete mettere una fetta di torta fatta in casa per colazione, al posto dei soliti biscotti confezionati? Provare per credere.