“Nella tana dei lupi”: una partita a scacchi, tra astuzia e forza fisica

Gerard Butler e Pablo Schreiber mattatori di una pellicola d'azione dove non manca l'adrenalina

Un film di Christian Gudegast. Con Gerard Butler, Pablo Schreiber, O’Shea Jackson Jr., 50 Cent, Jordan Bridges. Azione, 140′. USA, 2018

«Big Nick» O’Brien (Butler) dirige una squadra anticrimine a Los Angeles, la capitale mondiale del cinema e delle rapine in banca. Una rapina più sanguinosa delle altre, con poliziotti abbattuti per rubare un furgone blindato vuoto, gli ha tolto il sonno. Piantato dalla moglie, che non sopporta più il suo stile di vita, O’Brien si butta a capofitto nel lavoro. Con un manipolo di uomini indaga sul crimine e incontra Donnie (Jackson Jr.), gestore di un pub e chiave di accesso al mistero. In una corsa contro il tempo, O’Brien deve vedersela con un cattivo professionista che ha deciso di espugnare la Federal Reserve Bank, un palazzo governativo ritenuto impenetrabile, per trafugare trenta milioni di dollari ritirati dalla circolazione e destinati al macero. Ma O’Brien ancora non lo sa.

 

Qual è, secondo voi, la città con il più alto tasso di rapine in banca al mondo? Los Angeles. Avete letto bene, non è uno scherzo. Se vivete qui avete più possibilità di tenere i vostri risparmi al sicuro mettendoli sotto il materasso che in un caveau.

Lo sceneggiatore e regista Christian Gudegast, per il suo esordio “Nella tana dei lupi”, ha raccontato di aver preso spunto da una parte dal saggio “Where’s the money”, che racconta come la città californiana sia diventata la capitale mondiale delle rapine, dall’altra da una foto scattata alla Federal Reserve Bank, che ritrae un’enorme vasca piena di banconote.

Il risultato è una storia originale, intensa e ricca di colpi di scena, che mostra con autenticità l’escalation della criminalità negli Stati uniti – che si avvantaggia del commercio e della diffusione illegale di armi.

Oggi, purtroppo, la realtà ha superato qualsiasi tipo di finzione, e davanti all’ennesimo servizio televisivo su sparatorie, morti in strada, poliziotti violenti e aggressivi distinguere tra bene e male diventa complicato. È somigliare ai criminali a cui si da la caccia, la ricetta per vincere la “guerra”?

Lo spettatore se lo chiede durante tutto il film, osservando le squadre guidate da Ray Merriman (Schereiber) e “Big Nick” O’Brien (Buttler). Tutti questi uomini hanno ricevuto un’addestramento militare, sono duri, virili, coraggiosi, pronti a compiere azioni estreme, anche violente, quando necessario. La differenza è che i primi rapinano banche, i secondi cercano di fermarli. 

“Nella tana dei lupi” è una partita a scacchi appassionata e tesa tra i due gruppi, dove a mosse attive se ne alternano altre psicologiche, che hanno il preciso intento di innervosire l’avversario. La posta in gioco, manco a dirlo, è altissima.

L’alternarsi di scene d’azione – tra sparatorie, fughe, inseguimenti – e dialoghi serrati funziona. Se il film appare inizialmente semplice, scena dopo scena emergono tutta la complessità e l’imprevedibilità della trama.

Gerard Butler e Pablo Schreiber sono i mattatori della pellicola. Tutto ruota intorno alla loro presenza scenica e fisicità, eppure, paradossalmente, sono le scene dove i due si affrontano con lo sguardo quelle che colpiscono di più.

Fuori contesto e superflua la parte sentimentale e intimistica del film, che ruota intorno al matrimonio finito di Big Nick. La domanda sorge spontanea: perché decidere di evitare di infilare il romance ovunque sembra diventato tanto difficile?

Il finale, tragico quanto sorprendente, dimostra allo spettatore che il cervello può vincere sui muscoli e la forza bruta. Ma comunque è sempre valido il detto: non dire gatto, se non ce l’hai nel sacco.

 

Il biglietto da acquistare per “Nella tana nei lupi” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.