“Morte di un cardinale”: recensione del romanzo di Paolo Regina

Tornano il finanziere Gaetano De Nittis e le sue indagini, nell'apparentemente tranquilla Ferrara

Dopo il fortunato esordio dello scorso anno per SEM, “Morte di un antiquario”, Paolo Regina torna con un nuovo giallo ambientato nella quieta Ferrara,Morte di un cardinale. Al centro della scena, ancora una volta, il finanziere Gaetano De Nittis, pugliese trapiantato al nord.

Un uomo cammina velocemente sulle sponde del Po. Ha le mani insanguinate. A un certo punto si ferma e lancia una rivoltella nel fiume, dove le acque sono più profonde. Poi si mette a correre. Poco più indietro, sotto i piloni del pontile, c’è un altro uomo con il foro di un proiettile sulla fronte. È il cardinale di Ferrara.

Gaetano De Nittis, brillante capitano della Guardia di Finanza, il Corpo più “odiato” d’Italia, si trova a indagare su questa morte eccellente. Il caso lo trascina nelle sabbie mobili degli interessi dei notabili della città, tra intrighi di palazzo, giochi di potere e grossi accordi economici. De Nittis, con la colonna sonora del blues del suo idolo B.B. King, inizia così un’altra indagine “ufficiosa” nel tentativo di scagionare da un’accusa di omicidio un giornalista innocente.

Il capitano dovrà fare anche i conti con un misterioso falsario di banconote e con un delitto irrisolto di venti anni prima. Il tutto mentre Rosa, la giovane donna che ama, si trova inaspettatamente faccia a faccia con il suo doloroso passato.

Un romanzo piacevole, dal buon ritmo, che conferma quanto di buono Regina aveva già fatto vedere – o meglio, leggere – dodici mesi fa. La trama è coinvolgente, ricca di colpi di scena e non scontata. L’ambientazione è curatissima. I personaggi credibili.

Dopo un’incursione nel mondo dei mercanti d’arte, questa volta De Nittis si trova a muoversi in quello, non meno complesso, dei religiosi. Ho apprezzato come l’autore sia stato capace di descrivere una situazione variegata, indulgendo forse in qualche luogo comune di troppo – il prete avido, ad esempio, più attento alle questioni materiali che a quelle spirituali – ma tutto sommato senza cadere nel banale o nel grottesco.

L’unico elemento che non mi ha convinta del tutto di “Morte di un cardinale” è la storyline legata a Rosa, in modo particolare il personaggio di Fredo che ho trovato davvero poco credibile (le sue azioni e soprattutto i suoi pensieri lasciano basiti, ma per quanto sono idioti e privi di qualunque senso o spessore).

Nel primo romanzo il passato della bella siciliana era rimasto avvolto in una piacevole nebbia di mistero, il lettore si era fatto una sua idea ma senza avere troppi punti fermi. Adesso vedere “il personaggio” per cui Rosa ha effettivamente sofferto lascia basiti. Una donna come lei, intelligente, istruita, presa in giro da un cretino così? Really? L’amore sarà anche cieco, ma sinceramente mi sarei aspettata un pochino di meglio.

Detto questo, alla fine del romanzo la curiosità di vedere come si evolveranno le vite dei protagonisti e quali altri delitti potranno verificarsi nella solo apparentemente pacifica e sonnacchiosa Ferrara non si è stemperata di una virgola rispetto a dodici mesi fa. Sicuramente un giallo riuscito, e una lettura piacevole.