“Moon Knight”: il punto sulla miniserie Marvel con Oscar Isaac

Un progetto che si discosta dal MCU e trova in questo la sua unicità, al di là dei difetti

Una serie di Jeremy Slater. Con Oscar Isaac, Ethan Hawke, May Calamawy, F. Murray Abraham, Rey Lucas. Azione, supereroi. USA. 2022

 

Dopo sei episodi visivamente impeccabili e molto ben recitati, ma decisamente meno perfetti dal punto di vista della sceneggiatura vera e propria, si è conclusa l’avventura di “Moon Knight” su Disney+.

Oscar Isaac ha prestato il volto al protagonista – o dovremmo dire, ai protagonisti della miniserie: il timido e introverso londinese appassionato di egittologia Steven Grant, il mercenario Marc Spector e lo spietato Jake Lockley

Come di consueto, facciamo il punto della situazione, partendo da quello che abbiamo appena visto e spingendoci avanti, ai possibili sviluppi e agganci che questa storia potrebbe avere nel magmatico universo Marvel.

 

DIVINITÀ, DOPPIE PERSONALITÀ E TRASFORMAZIONI

Steven Grant (Isaac) è un commesso in un negozio di souvenir dai modi gentili, tormentato da vuoti di memoria e ricordi di un’altra vita. Questi sono dovuti, scoprirà, a un disturbo dissociativo dell’identità che lo porta a condividere il corpo con il mercenario Marc Spector.

Mentre i nemici di Steven/Marc convergono su di loro, i due devono destreggiarsi tra le loro complesse identità e nel frattempo fronteggiare un mistero mortale che coinvolge niente meno che le divinità dell’antico Egitto.

Marc, ex agente della CIA, ha ricevuto una seconda possibilità di vivere dalle mani del dio Khonshu, che canalizza il potere della luna per renderlo il suo avatar sulla Terra. Molti dèi utilizzano tale procedimento, per controllare gli essere umani per interposta persona.

Ma quando Arthur Harrow (Hawke), ex avatar di Khonshu, decide di liberare la dea Ammit insieme alla sua setta, Marc e Steven si schierano contro di lui in una lotta tra titani. Al loro fianco combatte anche Layla (Calamawy), la ex moglie di Marc, che nel finale diventa temporaneamente (?) l’avatar della dea-ippopotamo Tawaret ovvero l’eroina nota nei fumetti come Scarlet Scarab.

 

UNA SERIE DALLA STRUTTURA CLASSICA

Come ho premesso, la pecca principale di “Moon Knight” è proprio la sceneggiatura, che spesso rimane piatta.

La struttura e i “colpi di scena” ricordano quelli di altri titoli di casa Marvel: il limbo metaforico di un istituto psichiatrico del quarto episodio quello di “Legion”, la prima serie prodotta dalla Marvel Television; il focus sull’infanzia e il passato dei protagonisti attraverso i loro ricordi del quinto quello di “WandaVision.

Ethan Hawke interpreta Arthur Harrow nella serie “Moon Knight” (2022)

E poi c’è la conclusione, affrettata e poco soddisfacente (e non è una novità assoluta neppure questa). La carne al fuoco è tanta, ma nonostante alcune battute solide e scene interessanti, i tentativi di concludere la storia e gli archi narrativi sono approssimativi.

 

E ADESSO? SCENARI FUTURI E (SCARSI) COLLEGAMENTI

Come di consueto chiudiamo parlando degli scenari futuri. Il personaggio di Moon Knight, nonostante i vaghi riferimenti al mondo degli dèi già apparso in “Black Panther” e “Thor”, si connette poco con l’MCU.

Prima di tutto il personaggio è stato introdotto senza far riferimento alla squadra originaria di cui fa parte nei fumetti, i Figli della notte (Midnight Sons), composta da Daredevil, Blade, Punisher e Ghost Rider. Ricordiamo che tutti hanno già avuto uno o più progetti a loro dedicati – ed è in lavorazione un remake di Blade con protagonista Mahershala Ali. 

Un’altra perplessità riguarda il posizionamento temporale della serie nella timeline dell’MCU. “Moon Knight” è ambientata nel 2025 e apparentemente slegata da tutto il resto. La scelta non è casuale. Il capo sceneggiatore della serie Jeremy Slater ha svelato che sono stati proprio i Marvel Studios a volere questa separazione: “Ci sono stati alcuni argomenti dai quali fin dall’inizio ci hanno consigliato di stare alla larga. Vedete, gli Studios sono consapevoli della narrazione del MCU, e quindi conoscono anche il rischio della ripetizione. Se siamo stati alla larga dal Blip, è perché era già stato ampiamente affrontato in WandaVision, in Falcon and the Winter Soldier, in Hawkeye. Stessa cosa per il Multiverso”.

Il lato sorprendente di “Moon Knight”, insomma, a detta degli ideatori, è proprio quello di non avere collegamenti a sorpresa con altri titoli del franchise. Questo rende la serie a suo modo un unicum. “È il miglior attestato di merito che avrebbero potuto farci, perché è come se fosse stata la Marvel a venire nel piccolo angolo di mondo di Moon Knight, e non Moon Knight ad essere catapultato nel grande universo Marvel” ha dichiarato ancora Slater. E se lo dice lui…