Un film di Michel Franco. Con Elsie Fisher, Jessica Chastain, Peter Sarsgaard, Merritt Wever, Josh Charles. Drammatico, 100′. Messico, USA 2023
A New York, Sylvia ha appena completato un percorso negli alcolisti anonimi e può dire di aver rimesso in sesto la sua vita, con un lavoro in un centro di assistenza, la guida severa ma presente per la figlia Anna, e un rapporto stretto con la sorella Olivia e la sua famiglia. Dopo una reunion del liceo, però, Saul la segue fin sotto casa e rimane ad attendere sotto la finestra per tutta la notte.
Presentato in concorso a Venezia l’ultimo giorno, quando ormai, tra la stanchezza e il numero enorme di pellicole visionate, pensi che niente possa più colpirti, “Memory” è esattamente ciò che non ti aspetti e che desideri vedere per chiudere la Mostra.
Michel Franco applica il suo stile rigoroso a un racconto più ottimistico, raccontando una storia d’amore non convenzionale, un dramma sicuramente cupo ma che lascia nello spettatore anche un barlume di speranza. Andando contro la tradizione dei suoi film precedenti, il regista messicano ci regala la sua versione di un film toccante e romantico.
“Memory” da un lato sceglie la strada della sobrietà, offrendo una visione misurata di Sylvia (Chastain) e della sua vita in alcune scene ben descritte: il lavoro, una riunione degli alcolisti anonimi, dei momenti con la figlia Anna. Dall’altro mantiene una forte tensione emotiva pronta ad esplodere da un momento all’altro. Il tutto sfocia in un terzo atto profondo – e profondamente commovente – dove due anime spezzate provano a mettere insieme i loro pezzi.
Il film di Franco non è perfetto ma riesce a far brillare i suoi due protagonisti, che insieme sono così stranamente giusti che non puoi fare a meno di guardarli.
Jessica Chastain dimostra ancora una volta perché è una delle migliori attrici americane in circolazione, offrendoci la sua versione senza trucco e senza nessun artificio di una tossicodipendente in via di guarigione con demoni che continuano a bussare alla sua porta chiusa.
Dal canto suo Peter Sarsgaard con Saul ci regala il ritratto di un uomo affetto da demenza davvero toccante. Un’interpretazione che lo ha portato a vincere, non a caso, la Coppa Volpi.