Un lui e una lei che si incontrano, si detestano al primo sguardo, poi finiscono per innamorarsi. Una selva di personaggi che accerchiano i due protagonisti. A far da sfondo alla storia, una delle capitali europee più amate, Londra.
Non fatevi ingannare da questa sintetica descrizione: il libro di cui stiamo parlando non è l’ennesima commedia romantica, ambientata all’estero of course. “London in love”, edito da TEA nella collana Tre60, infatti, è particolare sotto diversi punti di vista.
Scrittori che firmano i loro lavori con uno pseudonimo ce ne sono a bizzeffe, ma quanto spesso capita di scoprire che dietro un nome si nascondono non una ma ben due persone distinte, e soprattutto che questi due misteriosi individui sono una coppia anche nella vita?
L’autrice del libro, Melinda Miller, sono in realtà un lui e una lei, italianissimi, che hanno intrapreso un viaggio verso Londra senza aspettative romantiche, ma che si sono poi innamorati per davvero. Si sono conosciuti in aeroporto, si sono sposati e adesso vivono e lavorano felicemente nel Regno Unito. Accomunati da una forte passione per la scrittura hanno deciso di mettere nero su bianco questa storia vera che ha il sapore e il profumo delle fiabe. È proprio il caso di dire, that’s amore!
Leggendo la genesi del libro si resta affascinati dalla vostra storia, che ha i caratteri della favola moderna. Curiosità non molto originale, ma potreste raccontarci come vi siete conosciuti?
LUI: Non poteva cominciare peggio. Era un lunedì mattina, ovvero, il giorno più difficile della settimana, e pioveva senza tregua dalla sera prima. Arrivo trafelato al check-in quando, davanti a me, capita una ragazza che fa quasi perdere a tutti l’aereo, perché non vuole imbarcare il suo trolley. Ferma, con il metro da sarta in mano, per dimostrare che la sua improbabile valigia rosa shocking era delle misure regolamentari. Questo non aveva contribuito a rendermela simpatica, quando poi me la sono ritrovata seduta al fianco, anzi al mio posto perché “a me piace guardare fuori dal finestrino”… be’, diciamo che ero pronto a isolarmi con le cuffie del mio tablet. Lei però mi ha spiazzato, con una frase che ancora oggi non riesco a dimenticare: “Che tu lo voglia o no, condivideremo un viaggio insieme. E il viaggio è la metafora della vita”. Non lo volevo, eppure quella battuta ha segnato l’inizio del nostro viaggio insieme.
LEI: Se esiste l’odio a prima vista, sono quasi certa di averlo provato quel giorno al check-in. Era il mio anti-uomo. Fingeva di essere più grande dell’età che aveva e quel trench da tenente Colombo, fine anni settanta, lo rendeva ridicolo. Per non parlare del cappello a tesa larga modello tenente Sheridan. Quando gli chiesi di aiutarmi a mettere il bagaglio nella cappelliera, ricevendo come risposta un’alzata di spalle, l’antipatia divenne odio. Eppure il suo sguardo mutò, in risposta a una mia frase che ricordava come il viaggio fosse una metafora della vita. Così, quando i carrelli toccarono la pista di Heathrow, l’odio si era trasformato in qualcosa di inaspettato: volevo rivederlo. E, senza saperlo, senza volerlo né desiderarlo visto che uscivo da una storia che mi aveva lasciato le ossa rotte e un pugno di fotografie, il viaggio stava per cominciare.
Quando avete deciso di far diventare un libro la vostra storia? E soprattutto cosa vi ha spinto?
NOI: Ci ha spinto l’amore per la scrittura. Io sono grafomane dai tempi del liceo e lui come me. Forse è anche questo uno dei motivi che ha trasformato il nostro scontro iniziale in un grande amore – una storia fatta di emozioni, viaggi, parole e tutto l’amore del mondo, stipati in una valigia rosa.
Compagni nella vita, oltre che in questa avventura letteraria. Com’è stato collaborare alla stesura del libro?
NOI: Ci siamo immersi in un mondo inventato (in parte) e abbiamo cominciato a decorare la nostra storia, come se fosse una torta a più strati. Siamo partiti dalla base di pan di Spagna e via via siamo saliti fino alla decorazione sulla cima. Soprattutto ci ha spinto la voglia di far sognare. Se è successo a noi, perché non può accadere agli altri? Ed è stato come andare a far la spesa insieme, quando lui riempie il carrello di stecche di cioccolata, birre, pizze surgelate e io cerco primizie biologiche e cibi orientali. Però, alla fine, nonostante le differenze, le litigate e le discussioni al momento di pagare alla cassa, ci troviamo sempre a tavola insieme.
Vi siete riscoperti affini anche in ambito lavorativo oppure avete avuto qualche problemino a far funzionare la cosa?
LEI: Tutti i problemi di una coppia. La differenza è che invece di litigare per decidere dove collocare il regalo della zia, o se scegliere un giapponese piuttosto che una trattoria romana per cenare, si discute sui ruoli e suoi nomi dei personaggi o sull’ubicazione delle scene. Ad esempio io volevo un bacio ambientato ad Hamley’s (uno dei più grandi negozi di giocattoli al mondo ndr), ma lui davanti alla mia proposta ha cominciato a starnutire, preda di una misteriosa allergia.
LUI: Per andare d’accordo, come in un rapporto di coppia, bisogna fare come vuole lei, per quieto vivere e perché conosceva questo genere letterario meglio di me. Però, a parte gli scherzi, è stata una bella sfida incrociare la mia razionalità con la sua emotività. A voi lettori giudicare se ci siamo riusciti.
Il pubblico deve aspettarsi di vedere ancora in libreria Melinda Miller oppure pensate che la vostra incursione nel mondo della narrativa resterà un’esperienza unica?
NOI: Come per tutti i sogni, abbiamo già un fiore nella serra. Anche perché, ogni volta che viaggiamo sboccia una nuova trama. Dipende da voi lettori, trasformarlo in realtà. Ci aiutate?
LUI: Serra? Fiore? Sbocciare? Come al solito sei stucchevole e romantica. Però, su un punto hai ragione. Dipende da voi il nostro successo e, ricordate, London Calling!