“Maria”: il nuovo biopic di Pablo Larraín, tra realtà e fantasia

Angelina Jolie, con carisma e fisicità, interpreta la diva della lirica nell'ultima settimana di vita

Un film di Pablo Larraín. Con Angelina Jolie, Valeria Golino, Kodi Smit-McPhee, Alba Rohrwacher, Pierfrancesco Favino. Biopic, 123’. Germania, USA, Emirati Arabi Uniti, Italia 2024

Il 16 settembre 1977 Maria Callas muore a 53 anni nel suo appartamento di Parigi, dove viveva sola con l’unica compagnia dei fidatissimi Ferruccio, autista e maggiordomo, e Bruna, la domestica. Nella settimana precedente alla morte, e a più di quattro anni dall’ultima performance, la straordinaria soprano greco-statunitense fa i conti con il peso della sua fama, con il ricordo ancora forte del compagno Aristotele Onassis e, forse, con un ultimo tentativo di tornare a calcare i palcoscenici dell’opera, pur indebolita e con una voce nella quale lei per prima non riconosce più il timbro de “la Callas” e delle sue indimenticabili interpretazioni.

 

Dopo “Jackie” (2016) e “Spencer” (2021), Pablo Larraín conclude la sua trilogia di ritratti al femminile con “Maria”, un viaggio psicologico e sentimentale nell’ultima, angosciante settimana di vita di Maria Callas.

Il 16 settembre 1977 Maria Callas muore nel suo appartamento parigino, all’età di 53 anni, circondata dall’affetto soltanto del maggiordomo e della domestica. La sua carriera di attrice e cantante era morta invece molto tempo prima, quando la sua voce si era indebolita.

Il film si apre con un primo piano in bianco e nero di Angelina Jolie, che interpreta la protagonista, prima di tornare indietro nel tempo di una settimana, l’ultima della vita della cantante. È un procedimento tipico per i biopic di Larraín: scegliere un particolare per poi raccontare l’intero attraverso la familiare struttura narrativa del flashback.

“Maria” racconta quindi la nascita di una diva, la sua vita professionale e privata. Lo fa giocando con l’idea del successo come prigione, e offrendoci uno spettacolo toccante, una lirica struggente tra follia, disperazione e malinconia.

Larraín esplora la Callas ma non ha alcun interesse a definirla, spiegarla o inchiodarla. Se Jackie Kennedy Onassis e Diana Spencer erano due donne che lottavano per non impazzire, Maria è una donna in pace con la sua follia. E Angelina Jolie, con la sua fisicità e il suo appeal, è perfetta per incarnare la visione del regista.

Elegante, raffinato, capace di toccare corde profonde, “Maria” lascia il pubblico in bilico tra realtà e fantasia, con un finale che, da solo, vale l’intera visione.