Un film di Patrice Leconte. Con Gérard Depardieu, Jade Labeste, Mélanie Bernier, Aurore Clément, André Wilms. Drammatico, 89′. Francia 2022
Una ragazza di provincia, giunta a Parigi piena di speranze, viene uccisa, e il commissario Maigret, che non conosce neppure l’identità della giovane, ha il compito di individuare il colpevole di quell’omicidio. Nel corso delle indagini il commissario, cui è stato impedito dal medico di fumare l’imprescindibile pipa per via di un problema non identificato ai polmoni, incontra un’altra ragazza di provincia che suscita in lui sentimenti di protezione, la cui vicenda verrà in qualche modo collegata a quella della sconosciuta uccisa. Saranno molti gli indizi da seguire, e porteranno non solo ad identificare il colpevole, ma anche a ricostruire il ritratto di un sottobosco ambiguo e predatorio nascosto dietro la sfavillante Ville Lumière.
Confesso di non avere mai letto un romanzo di Georges Simenon – e sono sicuro che la cosa non stupirà i miei quattro lettori affezionati, che ormai conoscono bene la mia ignoranza in fatto di libri! – ma di aver visto diversi adattamenti cinematografici e televisivi ispirati al personaggio del commissario Maigret e di averne anche apprezzato qualcuno.
Non avevo particolari aspettative su questa nuova versione firmata da Patrice Leconte. In effetti “Maigret” si muove all’interno di una sceneggiatura piuttosto lineare, classica, oserei dire telefonata, fin dalla prima scena in cui vediamo gli ultimi momenti di vita di una giovane, che passa dalla gioia di partecipare a una festa all’essere aggredita.
Il suo corpo senza vita, martoriato da numerose coltellate, viene ritrovato per strada. Chi poteva avere interesse a ucciderla? E perché la scena del crimine ha l’aria tanto perfetta, quasi fosse stata preparata per confondere gli inquirenti?
Il commissario Maigret è scettico, e indaga sul caso spinto da un inedito senso di pietas e compassione. La possibilità di consegnare i responsabili dell’omicidio alla giustizia rappresenta, per lui, l’unico modo per riabilitare, seppure parzialmente, il ricordo e il nome della vittima.
Gérard Depardieu incarna con intensità, carisma e credibilità i panni di un commissario malinconico, testardo, esistenzialista.
L’indagine finisce per assumere anche una valenza simbolica e sociale, mentre la storia trasmette un senso di cupezza e solitudine in una Parigi affascinante quanto pericolosa per chi sogna di cambiare la propria vita.
Leconte mescola abilmente l’elemento poliziesco a quello umano e introspettivo, facendo emergere sfumature, debolezze ed egoismi dell’animo umano attraverso i diversi personaggi, complessivamente ben delineati in fase di scrittura e ben interpretati dal cast,
“Maigret”, insomma, è un noir esistenziale, tragico, dove l’indagine su un omicidio viene utilizzata come espediente per raccontare l’umanità in tutta la sua bellezza e bruttezza.