“Madre”: Rodrigo Sorogoyen riprende la storia del suo corto di successo

Marta Nieto torna a interpretare Elena, a dieci anni dalla misteriosa scomparsa del figlio

Un film di Rodrigo Sorogoyen. Con Marta Nieto, Jules Porier, Alex Brendemühl, Anne Consigny. Drammatico, 130′. Spagna, Francia 2019

Sono trascorsi dieci anni da quando il figlio di Elena, di sei anni, è scomparso. L’ultima volta che lei lo ha sentito è stato con una telefonata, in cui il bambino le diceva di essersi perso in una spiaggia in Francia e di non riuscire a trovare il padre. Oggi Elena vive su quella stessa spiaggia, dove gestisce un ristorante. Sta finalmente iniziando a emergere dalla tragedia che l’ha colpita quando conosce un ragazzo francese che le ricorda il figlio perduto. I due cominciano un rapporto che seminerà caos e sfiducia intorno a loro.

 

Qual è il peggiore incubo di una madre? Forse non sarà al primo posto, ma vedere il proprio figlio sparire nel nulla, magari quando è insieme all’ex compagno o marito, sale sicuramente sul podio.

Immaginate di riceve la telefonata disperata del vostro bambino di sei anni, che vi chiede aiuto quando è a centinaia di chilometri da voi… Che cosa fareste? Chiamereste la polizia? Salireste sul primo treno o aereo per accorrere in suo soccorso? E dopo?

Quello che vi ho descritta è la trama dell’intenso e pluripremiato cortometraggio “Madre” di Rodrigo Sorogoyen, che due anni fa sfiorò addirittura l’Oscar nella sua categoria. Un successo di pubblico e di critica che spinto il regista ad ampliare la storia, per raccontare quello che è successo dopo alla protagonista Elena.

Anziché concentrarsi sulle ricerche, sulle indagini nell’immediato, il film sposta lo sguardo avanti di dieci anni. Elena adesso ha 39 anni, si è trasferita in Francia e vive e lavora proprio sulla spiaggia dove il figlio è stato avvistato per l’ultima volta.

Marta Nieto si carica sulle spalle il peso dell’intero film, sfoderando una performance unica, intensa e stratificata, riuscendo a mostrare i segni fisici e mentali di un decennio di dolore esistenziale.

Nonostante le oltre due ore di durata, “Madre” mantiene costante la suspense, e aumenta scena dopo scena il ritmo, conquistando lo spettatore. L’intreccio è lineare ma incalzante, configura quello che è un vero e proprio thriller emotivo, dove non tutte le domande, volutamente, hanno la loro risposta.

Il finale, inaspettato quanto calibrato, chiude il cerchio e concede finalmente allo spettatore di tirare il fiato e tornare a sorridere insieme a Elena.

 

Il biglietto da acquistare per “Madre” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva).

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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