di Tomas Alfredson. Con Michael Fassbender, Rebecca Ferguson, Charlotte Gainsbourg, Chloë Sevigny, Val Kilmer. Drammatico, 119′. Gran Bretagna, 2017
Nella città di Oslo, quando i primi fiocchi cadono, alcune donne spariscono nel nulla e misteriosi pupazzi di neve compaiono a sorvegliare le strade. A investigare il detective Harry Hole (Fassbender), che dopo l’ennesima sparizione scopre interessanti collegamenti con alcuni casi irrisolti vecchi di vent’anni: la cornice invernale, la vittima designata, il pupazzo di neve sulla scena del crimine, tutti elementi che richiamano i metodi di un elusivo serial killer. Con l’aiuto di una giovane e brillante recluta, il poliziotto dovrà unire i puntini per svelare il disegno nascosto dietro le frequenti sparizioni, prima che la neve torni a imbiancare le strade e cancelli ogni traccia dell’assassino.
Per chi ama i Paesi scandinavi – lo stile di vita, la cultura, le bellezze naturali – sarà stato quasi inevitabile diventare un accanito lettore del norvegese Jo Nesbø, uno tra i più talentuosi scrittori di thriller del panorama internazionale.
“L’uomo di neve” di Tomas Alfredson è il primo adattamento cinematografico delle indagini del detective Harry Hole – il romanzo in questione è in realtà il quarto della serie.
I fan saranno corsi in sala entusiasti, sapendo già cosa aspettarsi. Il problema, semmai, è per chi, come il sottoscritto, di Nesbø conosce poco altro oltre alla fama. Da ignorante il protagonista mi è sembrato un detective bravo e risoluto ma un uomo incapace di gestire la sua sfera personale – la descrizione corrisponde al vero? Sta a voi dirmelo, amici lettori.
Michael Fassbender – anche se personalmente non lo ritengo la scelta migliore per il ruolo – non esita a dare tutto sé stesso sia a livello fisico che emotivo. Il suo Harry Hole è un uomo logorato dai propri demoni, dall’alcool e dall’incapacità di tenere con sé la propria famiglia. Hole è un’anima inquieta, infelice, che sembra a un passo dal perdersi definitivamente. Se non fosse per il suo talento sul lavoro.
“L’uomo di neve” è un thriller cupo, violento eppure intimo e straziante, la storia di un serial killer feroce, meticoloso, misterioso che rapisce e uccide donne in crisi matrimoniale e con figli, e che lancia un‘aperta sfida ad Hole.
Il passato – spesso doloroso e tragico – è il cuore pulsante della storia, il filo rosso che unisce i protagonisti e influenza le vite e le azioni di tutti.
“L’uomo di neve” è un film più ragionato e intimistico che d’azione, sebbene non manchino le scene violente e sanguinarie, che punta soprattutto a evidenziare quanto i traumi e le ferite del passato possano condizionare l’individuo.
Tomas Alfredson dirige con mano ferma ed esperta, utilizzando uno stile essenziale e puntuale che se da una parte è vincente per costruire un’atmosfera sospesa e angosciante, dall’altra fa risultare la pellicola abbastanza fredda e rarefatta sul piano emozionale.
I personaggi femminili – sebbene siano i veri protagonisti – appaiono deboli e poco approfonditi. Rebecca Ferguson e Charlotte Gainsbourg, per quanto professionali, non riescono a mostrare la personalità e il talento di altre interpretazioni.
È invece degna di menzione la performance di Val Kilmer nell’inedito ruolo del vecchio e trasandato investigatore, per la capacità di bucare lo schermo con intensità, credibilità e presenza scenica.
“L’uomo di neve” è un discreto prodotto che risulta però, paradossalmente, senz’anima. Alla fine allo spettatore la curiosità di leggere il romanzo di Nesbø da cui è tratto il film – se non lo ha già fatto – viene anche, ma che il film rimanga impresso per più di qualche ora…
Il biglietto da acquistare per “L’uomo di neve” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.