di Alberto Leali
Un film di Dorota Kobiela, Hugh Welchman. Con Aidan Turner, Helen McCrory, Saoirse Ronan, Douglas Booth, Jerome Flynn. Eventi. Gran Bretagna, Polonia, 2016
Vincent Van Gogh, l’artista più noto al mondo, pioniere dell’arte contemporanea e personaggio tormentato, nel luglio 1890 si spara in un campo di grano nei pressi di Arles. Il giovane Armand Roulin, figlio del postino Roulin, unico amico di Van Gogh -, non convinto del suicidio dell’artista, ripercorre le sue ultime settimane di vita incontrando le persone che, anche nei momenti più drammatici, gli sono state vicine.
60.000 tele dipinte a mano per un viaggio affascinante e visionario nell’arte e nella vita del pittore olandese Vincent Van Gogh, indiscusso pioniere dell’arte contemporanea.
Il film evento “Loving Vincent” è firmato della pittrice polacca Dorota Kobiela e dal regista inglese Hugh Welchman, che hanno intrapreso un coraggioso percorso, lungo sei anni, per raccontare, attraverso uno stile che ricalca il cinema giallo e il noir classico, le ultime settimane di vita di Van Gogh, trasferitosi ad Arles nel 1888 e suicidatosi in un campo di grano nel 1890.
Basandosi su 94 opere dell’artista, gli autori hanno chiesto a 125 pittori di dipingere a mano ogni singolo fotogramma del film, girato con veri attori, seguendo lo stile pittorico di Van Gogh e ripercorrendo le sue opere più celebri. Lo schermo si trasforma, così, in un’enorme tela, in cui le robuste pennellate dalle accese cromie, tipiche dello stile del pittore olandese, ci immergono totalmente nel suo mondo.
L’esperienza è magica e seducente, di grande potenza visiva. Ritroviamo la casa gialla, la notte stellata, il campo di grano con volo di corvi, la riva dell’Oise ad Auvers, i rami di mandorlo in fiore, la locanda dei Ravoux, la stanza di Arles e tutti i più celebri personaggi conosciuti e dipinti da Van Gogh.
La trama si articola, invece, come un film-inchiesta teso a svelare le ragioni che hanno condotto l’artista al suicidio. Il giovane e impulsivo Armand Roulin, figlio del postino Joseph, unico amico di Van Gogh, ripercorre, spinto dal padre, le ultime settimane di vita di Vincent, incontrando le persone di Arles che lo hanno conosciuto, e cercando il fratello Theo, per recapitargli un’ultima lettera del defunto.
Con scrupolo da cronista, il giovane cerca, intervista, raccoglie tesi discordanti, scandaglia la vita di Vincent, senza però giungere a delle risposte chiarificatrici. I personaggi (il barcaiolo, il dottor Gachet e sua figlia, père Taguy, Adeline) e gli sfondi delle tele di Vincent, con i loro colori vivacissimi e fluttuanti, si alternano al bianco e nero delle parti narrate in flashback.
Vincent, nonostante sia il soggetto dell’indagine, rimane volutamente in sordina, comparendo, fisicamente, in poche sequenze. La scelta degli autori è saggia e intelligente, avendo già immerso l’intero film nell’anima dell’artista attraverso i suoi dipinti, e lasciando, quindi, che siano le sue pennellate a raccontare il personaggio più di quanto possa fare qualsiasi indagine.
“Loving Vincent” è un lavoro coraggioso e minuzioso, uno sforzo produttivo e creativo raro, dagli esiti felici e sorprendenti. In sala, in un’uscita evento, solo il 16, 17 e 18 ottobre, grazie, ancora una volta, alla preziosa Nexo Digital.
Un consiglio: non uscite dalla sala prima dei bellissimi e originali titoli di coda.