“Le ferite originali”: storia metropolitana di amore e di pazzia

Eleonora C. Caruso firma per Mondadori un romanzo crudo, capace di arrivare al cuore di chi legge

Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te lo scemo che passa
e neppure la notte ti lascia da solo
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro

E se anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare
per stupire mezz’ora basta un libro di storia
io cercai di imparare la Treccani a memoria
e dopo maiale, Majakowskij, malfatto
continuarono gli altri fino a leggermi matto

Fabrizio De Andrè – Un matto

 

In passato nella categoria “matto” rientravano indistintamente tutta una serie di soggetti che, si è scoperto poi, soffrono di patologie e disturbi ben distinti, e curabili. Oggi di questo mondo complesso abbiamo una conoscenza più precisa, eppure l’approccio a chi soffre di disturbi psichici non è cambiato poi tanto. Sono persone guardate ancora con sospetto, talvolta tacciate a dito.

Decidere di affrontare questa delicata tematica in un romanzo è una scelta coraggiosa, perché il rischio di banalizzare il tutto oppure di dimostrarsi incapaci di cogliere e descrivere in maniera realistica quello che significa – per il malato ma anche e soprattutto per chi gli sta vicino – la malattia mentale (che sia bipolarismo, disturbi dello spettro dell’umore, paranoia) è grande.

Eleonora C. Caruso, nelle sue “Ferite originali“, dimostra di avere il coraggio di tentare l’impresa, e le capacità di portarla a termine senza catastrofi. Forse non è un caso se Mondadori ha deciso di investire su di lei e sulla sua abilità da narratrice.

Il romanzo è forte, probabilmente poco adatto a stomachi delicati. Però è incredibilmente vero, incredibilmente reale, incredibilmente sentito. A ogni pagina, a ogni passaggio, si ha l’impressione di camminare a fianco di Dafne, Davide e Christian per le strade di Milano, di vedere la città attraverso i loro occhi, di provare dolore, sollievo, paura attraverso la loro pelle.

Le ferite originali” è un romanzo che potremmo definire “delle piccola cose”, perché è composto da una serie di scene e quadri all’apparenza insignificanti, quotidiani – Dafne che si passa lo smalto oppure cede all’ennesima, inutile, sessione di shopping; Julian che cucina dolci nella casa che divide col fratello Christian. È attraverso la quotidianità dei personaggi, descritta minuziosamente anche nei dettagli più scabrosi (la difficoltà di Dafne a usare un assorbente interno, il sesso nelle sue diverse sfumature), però, che prende forma il quadro completo.

Quella descritta da Eleonora C. Caruso è una Milano che chiunque ci abbia vissuto potrebbe testimoniare essere incredibilmente vera. Io, per quanto abbia abitato lì solo per pochi mesi, ho rivisto le strade, i negozi, le atmosfere. La scelta di raccontare qualcosa che si conosce – come l’autrice ci ha spiegato quando l’abbiamo intervistata – si è dimostrata azzeccata. Perché rischiare di cadere nel banale o nell’errore con un’ambientazione estera, quando le nostre città hanno così tanto da dire e da mostrare?

Allo stesso modo, parlare d’amore si rivela una decisione saggia – nonostante sull’argomento sia già stato scritto tantissimo, di tutto. Perché questo è uno dei pochi casi in cui, alla fine, ho pensato: potrebbe trattarsi di una storia vera! Non c’è artificio, nella narrazione, non c’è finzione. Tutto quello che succede a Christian e agli altri, per quanto a tratti estremo, potrebbe essere successo a chiunque di noi, nelle nostre vite metropolitane.

È questo, a mio parere, il maggior pregio delle “Ferite originali” di Eleonora C. Caruso. Racconta il presente, le difficoltà di trovare la propria strada, l’amore nel 2018. E qualsiasi lettore potrà trovare al suo interno uno spunto, un passaggio che lo spinga a riflettere sulla propria vita, sul proprio modo di approcciarsi agli altri e ai sentimenti in generale.

 

SCONSIGLIATO. PUNTO DI DOMANDA. Nì. CONSIGLIATO. IMPERDIBILE