di Riccardo Carosella
Un film di Greta Gerwig. Con Saoirse Ronan, Laurie Metcalf, Tracy Letts, Lucas Hedges, Timothée Chalamet. Commedia, 93′. USA, 2017
Christine (Ronan) rifiuta il nome che le è stato attribuito, per usarne uno che si è scelto: Lady Bird. Odia Sacramento, dove non succede nulla, e sogna New York. Nella lotta per affermare le proprie scelte la asseconda il padre disoccupato, ma non la madre infermiera, preoccupata per il suo futuro.
“Ho scelto io di darmi questo nome”. A mio parere è questa la frase più significativa per descrivere al meglio la personalità e la forza di Christine, la giovane protagonista del film “Lady Bird” di Greta Gerwig.
La giovane regista americana, non a caso originaria di Sacramento, da vita a uno spaccato vivido e veritiero della middle class americana e di quel passaggio inevitabile, quanto complicato, che porta dall’adolescenza all’età adulta.
Lo fa prendendo spunto dal proprio vissuto, in modo onesto e senza lasciarsi andare all’enfasi o all’autocompiacimento, servendosi di una costruzione registica dinamica e per certi versi alternativa.
Alla fine però il vero asso nella manica del film è lei, Saoirse Ronan. La ventitreenne newyorchese, che il pubblico ha potuto già apprezzare in “Brooklyn” di John Crowley (qui la recensione), sfodera un’interpretazione fresca, sentita e di grande spessore, mai scontata, che tiene lo spettatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine.
La sua Lady Bird è uno spirito ribelle, una giovane indipendente, ma soprattutto una persona dalla personalità istrionica e ricca, con cui è impossibile non entrare in sintonia. Vedremo se i giurati dell’Academy vorranno premiarla il prossimo 4 marzo con l’Oscar.
Un film consigliato a tutti, per la sua freschezza e per la sua originalità nell’affrontare tematiche delicate e importanti – il passaggio all’età adulta, l’accettazione di se, il rapporto con i genitori e i coetanei – con un occhio e una sensibilità rari.