“La stanza delle meraviglie”: una favola moderna di Todd Haynes

Dal best-seller di Brian Selznick, una storia delicata e poetica, che si dive in due anche cromaticamente

Un film di Todd Haynes. Con Oakes Fegley, Julianne Moore, Michelle Williams, Millicent Simmonds, Jaden Michael, Tom Nooan. Titolo originale Wonderstruck. Avventura, 120′. USA 2017

Tratto dal libro “La stanza delle meraviglie” di Brian Selznick

1977, Minnesota. Il dodicenne Ben è preda di un incubo ricorrente in cui viene inseguito da un branco di lupi. Una notte, cercando tra gli oggetti della madre, trova il vecchio catalogo di una mostra newyorkese sulle origini dei musei: i cosiddetti gabinetti delle meraviglie. C’è anche un biglietto, dentro, con l’indicazione di una libreria. E poi c’è un fulmine, che entra dal cavo del telefono e cambia la vita di Ben. 1927, New Jersey. Rose è una ragazzina che vive sola con il padre, isolata per via della sua sordità. La anima una grande passione per un’attrice, una diva del muto, di cui colleziona ogni notizia. Ben e Rose, a distanza di tempo, compieranno lo stesso avventuroso viaggio attraverso New York, guidati dal comune bisogno di conoscere il loro posto nel mondo.

 

Chi l’ha detto che le favole, oggi, non piacciono più e che il mondo è avvolto da un impenetrabile mantello di cinismo? Todd Haynes spiazza i suoi numerosi fan con un film – presentato in concorso a Cannes 70 – sulla carta ben lontano dalla sua idea di cinema, ispirato a un romanzo molto apprezzato tra i giovani.

Il regista, mai come questa volta, dimostra, oltre a una buona dose di coraggio o incoscienza, a seconda di come vogliate chiamarla, un quid artistico che lo distingue da molto suoi colleghi. “La stanza delle meraviglie”, per come è stato ideato, scritto e messo in scena, potremmo definirlo una favola moderna.

Lo spettatore segue in modo alternato le vicende di Rose e Ben, cronologicamente distanti 50 anni, le prime ambientate nel 1927, le seconde nel 1977. Nonostante i due ragazzi sembrino non avere niente in comune, e vivano le rispettive ricerche in epoche diverse, vengono misteriosamente spinti l’uno verso l’altra.

Rose si muove in una New York in bianco e nero; Ben sgomita e cerca indizi nella stessa città, ma a colori. La scelta di Todd Haynes di differenziare il mondo dei protagonisti con l’uso o meno del colore si rivela felice e funzionale alla godibilità della storia.

Questa visione cromatica, insieme a una bella colonna sonora, permette di creare un sincero e intenso legame tra i personaggi e il pubblico.

“La stanza delle meraviglie” è una storia delicata, ben scritta, capace di regalare un brivido e un filo di commozione, anche per il talento dimostrato dai giovani interpreti.

I legami familiari sono probabilmente i più importanti per un individuo, e come dimostra il commovente e poetico finale non è mai troppo tardi per scoprire le proprie radici.

 

Il biglietto da acquistare per “La stanza delle meraviglie” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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