La vita di Rachel non è di quelle che vorresti spiare. Vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città. Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta accanto al finestrino, può osservare, non vista, le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente a uno stop, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda. Un appuntamento cui Rachel, nella sua solitudine, si è affezionata. Li osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono Jess e Jason, la coppia perfetta dalla vita perfetta. Non come la sua. Ma una mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere. E da quel momento per lei cambia tutto. La rassicurante invenzione di Jess e Jason si sgretola, e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella della coppia. Ma che cos’ha visto davvero Rachel? Nelle mani sapienti di Paula Hawkins, il lettore viene travolto da una serie di bugie, verità, colpi di scena e ribaltamenti della trama che rendono questo romanzo un thriller da leggere compulsivamente, con un finale ineguagliabile.
Che cosa rende un romanzo IL romanzo dell’estate? Anche questa volta, davanti al clamoroso successo riscosso dal libro di Paula Hawkins – acclamato come una rivelazione negli States e quindi attesissimo anche da noi in Italia – mi sono trovata a chiedermelo.
Non è che “La ragazza del treno” sia un brutto romanzo, intendiamoci, però, un po’ come mi era successo due anni fa con un’altra rivelazione estiva, “La verità sul caso Harry Quebert” di , leggendolo non ho avuto la sensazione di trovarmi davanti a chissà quale capolavoro, ma più semplicemente a un libro come ce ne sono tanti, a un libro come ne escono, passando più o meno sotto silenzio, quasi tutti i giorni.
La mia risposta alla domanda iniziale, quindi? Le magie e le meraviglie che riescono a fare il marketing e una campagna pubblicitaria e mediatica ad hoc.
Fatta questa premessa, e spostandoci a parlare del protagonista vero del pezzo, ho trovato la prima parte del romanzo alquanto pesante – il diario di un’alcolizzata di provincia, più che altro. Le cose migliorano col proseguo della storia, e anche con l’entrata in gioco, come voci narranti, di altri personaggi. Alla fine la trama risulta intrigante, si avverte il brivido dovuto all’incertezza, la fatica di Rachel di capire cosa sia successo davvero. Avendo io finito di leggere “La ragazza del treno” in piena notte – il caldo, per una volta, non è stato poi così deleterio – posso dire di aver anche provato un pizzico di paura.
L’intreccio di punti di vista differenti è funzionale alla buona riuscita del thriller. Perché, diciamocelo, secondo il mio modesto parere Rachel da sola non so se avrebbe sortito lo stesso effetto.
Non vorrei passare per insensibile, ma non posso trattenermi: io la protagonista di questo libro, per quanto disperata, sfortunata, malconcia sia, proprio non sono riuscita a mandarla giù! Rachel è una donna che ha perso tutto – il marito, la casa, il lavoro – e non riesce a rimettersi in carreggiata. Ma Rachel è soprattutto una bugiarda, un’alcolizzata, una che nemmeno ci prova. Il suo passato prossimo non è stato semplice – essere lasciata per un’altra, non potere avere figli e vedere quella che ha preso il tuo posto avere tutto ciò che tu non puoi avere. Però ci sono molti modi per reagire. E Rachel reagisce nel peggiore di tutti.
Rachel non è una bella persona, punto. Poi il fatto che le capitino brutte cose e disavventure assortite per certi versi ci spinge a essere indulgenti, ma Rachel non è una bella persona. Lo si constata a ogni pagina, vedendo come tratta la coinquilina, scoprendo come ha trattato le persone in passato. Ma soprattutto leggendo direttamente nella sua mente e nei suoi pensieri (esperienza davvero estenuante, soprattutto all’inizio).
Tra sparizioni, probabili colpevoli, amanti e intrecci familiari, lo stile della Hawkins è capace di tenere il lettore col fiato sospeso.
Il filo rosso che unisce tutti i personaggi (estremamente diversi tra loro, almeno a un primo sguardo superficiale), quello che fa sì che la storia non finisca per essere troppo dispersiva, e anche una specie di morale, se se ne vuole vedere una? L’apparenza, molto spesso, inganna. Le persone che vediamo nella vita di tutti i giorni possono sembrarci perfette, osservate da una certa distanza di sicurezza, ma ci sono davvero pochissimi armadi – se ce ne sono – che non nascondono degli scheletri.
E nonostante questo, nonostante il fatto che vivere esperienze difficili dovrebbero farci sentire più vicini, creare una sorta di legame, la bontà non è insita nella natura umana. Da Rachel, in piena crisi esistenziale, ci si potrebbe aspettare un po’ di empatia nei confronti di Megan, quando la vita perfetta della donna inizia a sgretolarsi e a rivelare i suoi punti oscuri. Invece Rachel è la prima a puntare il dito, a mostrarsi disgustata per l’amante, tutt’altro che comprensiva per le scelte del passato dell’altra donna. Vedere la pagliuzza negli occhi altrui è più semplice che notare la trave nel proprio, non c’è niente da fare.
Per questo, dietro il thriller e la caccia al colpevole, nella “Ragazza del treno” si può vedere anche un ritratto, tutt’altro che lusinghiero, degli aspetti più inumani, tristi ma purtroppo veri della nostra società, che amiamo definire moderna e progressista.