di Riccardo Carosella
Un film di Ric Roman Waugh. Con Nikolaj Coster-Waldau, Lake Bell, Jon Bernthal, Jeffrey Donovan, Omari Hardwick. Thriller, 121′. USA 2017
Jacob è un broker di successo a Wall Street: famiglia felice, uscite gioviali con gli amici, tutto quel che si può desiderare da una vita. Ma basta un errore a compromettere tutto. Una sera Jacob beve un bicchiere più del solito, si distrae alla guida e, nel violento incidente che scaturisce dalla situazione, il suo migliore amico perde la vita. Tormentato dai sensi di colpa, Jacob accetta la sentenza di omicidio colposo, che lo condurrà in carcere insieme a pregiudicati condannati per reati gravi. La sua vita non sarà più la stessa.
Cosa succede a un uomo equilibrato e di successo quando si ritrova a fare i conti con una discesa agli inferi, sotto forma di pena carceraria, in una realtà dove l’unica regola valida è vivi da lupo o muori da pecora? Prova a raccontarlo il film “La fratellanza”, del regista californiano Ric Roma Waugh.
Tematicamente la pellicola non propone nulla di nuovo (di film sul carcere ce ne sono a decine), ma due elementi la rendono interessante e la distinguono dalla massa. In primis il percorso umano del protagonista.
Jacob non è un delinquente ma una brava persona che si trova a fare i conti con un errore fetale e a dividere la cella con criminali veri, assassini, stupratori, feccia. Questa situazione lo costringe in fretta a scegliere da che parte stare per trovare un modo di sopravvivere in un ambiente a lui estraneo.
Per non soccombere decide di entrare a far parte della “fratellanza”, una gang formata dai carcerati più temibili della prigione, con delle regole e un proprio codice etico, tradendo ogni suo valore morale e compiendo azioni indicibili.
Il secondo elemento interessante è il focus sul meccanismo attraverso il quale il carcere trasforma persone per bene in criminali e questi ultimi in vere e proprie bestie. Chi entra in carcere, qualunque sia il reato per cui viene condannato, dovrebbe poter intraprendere un percorso di crescita, di maturazione se non di redenzione. Questo purtroppo avviene di rado.
Pensiamo a Matthew Poncelet di “Dead man walking”, criminale vero, che in prigione, grazie all’aiuto di una suora, riscopre in se quella parte buona e compassionevole che aveva sepolto. Il Jacob de “La fratellanza”, interpretato da un ottimo Nikolaj Coster-Waldau, esce di prigione peggiorato, altro che redento, costretto a vivere una vita che anni prima non avrebbe mai neppure immaginato.