“La città di acqua e vetro”: Venezia e steampunk per un fantasy classico

La prima indagine della detective Cornelia Furlan, edita da Mondadori nella collana Fantastica

Oggi sembra che per pubblicare un romanzo vincente – o anche solo per avere l’ardire di pubblicare qualcosa! – si debba in qualche modo rischiare. Essere originali. La semplicità viene spesso bollata come superata, noiosa, antiquata.

La città di acqua e vetro” di Linda Ghio, uscito in ottobre per Mondadori Fantastica, smentisce questa concezione. E dimostra come il fantasy possa funzionare in molti modi diversi. Anche tornando “alle origini” e non esagerando.

Il primo caso della detective Cornelia Furlan in questa Venezia steampunk rinascimentale ha l’andamento e il ritmo delle “classiche” storie di avventura: non fa mai saltare sulla sedia – tolto forse in un colpo di scena davvero inaspettato – ma è piacevole, scorrevole, procede senza intoppi dall’inizio alla fine. Le emozioni sono ben dosate, non ci sono scene spicy fuori luogo né cadute di stile. Classico. Ovvero perfetto.

Il worldbuilding è uno dei punti di forza. Linda Ghio dimostra di conoscere bene Venezia e lo steampunk – non per niente ha un master in materia conseguito a Londra! – : mescola realtà e invenzione, inserisce ogni tassello con precisione e in modo credibile. È la bellezza del primary world fantasy: si parte da base nota, familiare al lettore (la geografia di Venezia, i canali, Murano, le vetrerie) e dopo ci si costruisce sopra qualcosa di nuovo, dettagliato e incredibile. Le lanterne a medusa, i piccioni meccanici, le gondole: ci sono decine di elementi disseminati tra le pagine che contribuiscono a dare forma e vita a questo “nuovo” mondo.

Come ho detto in apertura, ho apprezzato molto il fatto che l’autrice non si sia lasciata prendere le mano con il romance, dando alla storia tra Cornelia e Stefano più spazio del necessario – o lasciando che rubasse la scena a tutto il resto. I due personaggi si incontrano e iniziano a collaborare; si percepisce che tra loro ci sia qualcosa di più dell’amicizia. Ma è un accenno delicato, una promessa di sviluppo. Molto ben gestito.

Se Cornelia è un’ottima protagonista, coerente e sviluppata con perizia, Stefano mi ha lasciato più dubbi che certezze. Quando appare in scena mi ero immaginata un 40enne stazzonato e derelitto alla Cormoran Strike. Poi ho dovuto correggere il tiro – da “poliziotto esperto” a “possibile giovane interesse amoroso della protagonista” e già questo mi ha leggermente infastidita. Ma sono il suo carattere e modo di agire a lasciarmi perplessa. Viene presentato come un “veterano dei Signori di Notte”, ma non ha mai un guizzo o un’idea durante le indagini. Segue Cornelia, si stupisce per le sue intuizioni. Sembra incapace persino di fare i più semplici collegamenti. Un principiante, un agente alle prime armi! Eppure dovrebbe essere un veterano… Qualcosa non torna.

Il caso di giornata non è particolarmente complicato da risolvere. Gli indizi puntano da subito nella direzione giusta, e un lettore anche solo un minimo smaliziato non faticherà a fare due più due. Ciò nonostante, la lettura resta piacevole e a suo modo emozionante. Merito del worldbuilding e dei personaggi. Il colpevole si capisce, ma cosa incontreremo lungo la strada – ambientazioni, invenzioni, aiutanti bizzarri – resta un mistero.

Un esordio convincente e riuscito per Linda Ghio, insomma. Che lascia aperta la strada per i futuri sviluppi (l’autrice mi ha parlato di quattro o più romanzi in lavorazione) ma mette comunque un piccolo punto fermo. Si chiude il libro soddisfatti, con la curiosità di tornare al fianco di Cornelia e Stefano ma senza la spiacevole sensazione di essere stati lasciati a bocca asciutta sul più bello.

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