“La casa delle bambole – Ghostland”: un horror labirintico e spiazzante

Pascal Laugier dirige una pellicola che più che all'interno della classica casa rinchiude nella mente

Un film di Pascal Laugier. Con Crystal Reed, Taylor Hickson, Rob Archer, Emilia Jones, Adam Hurtig, Anastasia Phillips. Horror, 91′. Francia, Canada 2018

Beth è una ragazza con la passione per Lovecraft e i racconti dell’orrore, che ama anche scrivere. La sorella maggiore Vera non apprezza molto queste sue inclinazioni, mentre la mamma la incoraggia. Le tre si trasferiscono nella isolata e spettrale casa della defunta zia Clarissa. Nella casa ci sono parecchie bambole, di cui l’anziana signora faceva collezione. Beth, turbata, ha le sue prime mestruazioni, mentre Vera è insofferente alle attenzioni che la mamma riserva alla sorella. Un furgone dei gelati le ha però seguiti.

 

Avviso allo spettatore: per comprendere e soprattutto apprezzare fino in fondo la validità drammaturgica e la creativa del nuovo film di Pascal Laugier, “La casa delle bambole – Ghostland”, è vivamente consigliato un rapido approfondimento su due aspetti (va bene anche con il contributo di Wikipedia).

Il primo è Howard Phillips Lovecraft, spesso citato nel film come H. P. Lovecraft, il secondo il disturbo noto come fuga psicogena o dissociativa.

Mi rendo conto che possa apparire stravagante presentare un film horror unendo uno dei maestri della letteratura di genere a una patologia psichiatrica, ma in fondo non è proprio dal “mondo dei pazzi” che sono usciti i personaggi più spaventosi e le migliori storie horror?

“La casa delle bambole – Ghostland” è un film al contempo disturbante, violento e crudo e delicato, fragile e commovente. Volendo utilizzare una sola frase: è un riuscito e sconvolgente “inganno della mente”.

Laugier mette in scena un avvincente, cupo e doloroso gioco di specchi, in cui l’utilizzo dei flashback più che a chiarire le idee serve a confondere maggiormente lo spettatore disperso formalmente dentro una casa ma in realtà incastrato dentro un labirinto mentale in cui è labile il confine tra realtà e follia.

Il film – che rievoca “Ghost stories” di Jeremy Dyson e Andy Nyman e “Shutter Island” di Martin Scorsese -, nonostante alcune criticità narrative e limiti strutturali, tiene inchiodato lo spettatore alla sedia fino all’ultima scena. Merito di un convincente e talentuoso cast e di uno sviluppo credibile.

La creatività è il Sacro Graal di qualsiasi scrittore, ma per sopravvivere a momenti tragici può diventare una prigione dorata quanto fatale…

 

Il biglietto da acquistare per “La casa delle bambole – Ghostland” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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