Un film di Deniz Gamze Ergüven. Con Daniel Craig, Halle Berry, Issac Ryan Brown, Flor de Maria Chahua, Reece Cody. Drammatico, 92’. USA, 2017
Un uomo che abita a South Central nella città di Los Angeles si innamora di una madre single. I due si frequentano e cominciano una relazione. Dopo l’assoluzione dei poliziotti che picchiarono violentemente Rodney King nel 1992, seguirono 6 giorni di rivolta in cui persero la vita 54 persone e rimasero ferite più di 2.000. In questo clima di violenza la coppia cerca di rintracciare i figli della donna per metterli al riparo dalla brutalità di quei giorni.
Corsi e ricorsi della storia, sosteneva il filosofo Giambattista Vico. Oggi ci meravigliamo e indigniamo tanto per ogni atto di intolleranza e violenza a sfondo razziale che si verifica da noi, ma tendiamo a dimenticarci come fenomeni del genere avvengano ciclicamente da decenni.
La regista franco-turca Deniz Gamze Ergüven, dopo lo splendido “Mustang” (2015), si misura con il drammatico racconto della rivolta popolare che si verificò a Los Angeles nel 1992 all’indomani della sconcertante assoluzione dei quattro poliziotti bianchi che avevano pestato a sangue lo studente nero Rodney King. La sentenza fu la classica goccia che fece traboccare il vaso di una situazione ambientale e sociale ormai ingestibile.
Gli Stati Uniti vivevano un periodo di forte recessione economica e la presidenza di George Bush Senior non sembrava in grado di porre rimedio al malcontento, creando anzi le basi per una rivolta.
“Kings” ha il merito di unire con buona armonia ed efficacia finzione e immagini di repertorio, permettendo così allo spettatore di tornare indietro nel tempo e respirare l’atmosfera di quei giorni e comprendere almeno in parte le ragioni della rabbiosa rivolta.
Paradossalmente, sono le immagini e le scene reali che colpiscono di più, mentre i personaggi interpretati da Halle Berry e Daniel Craig risultano fuori contesto, a tratti persino comici.
Deniz Gamze Ergüven, pur confermandosi una regista talentuosa e sensibile, attenta osservatrice della società e dell’animo umano, non riesce a bissare la bella prova di “Mustang”. Questa pellicola, infatti, dà l’idea di un qualcosa di riuscito solo a metà colpa di alcuni evidenti limiti narrativi e recitativi.
“Kings” è un film che merita comunque di essere visto – lo so, questa si candida a essere la frase di chiusura più gettonata del 2017, ma è il cinema di oggi, bellezza! -, soprattutto dai giovani, per prendere coscienza della nostra storia recente e avere gli strumenti per evitare che gli stessi errori vengano commessi ancora nel presente e nel futuro.
Il biglietto da acquistare per “Kings” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.