di Chiara Bonelli
“Isabella e Lucrezia, le due cognate” di Alessandra Necci è un’appassionante doppia biografia di due delle più famose protagoniste del Rinascimento Italiano, Isabella d’Este marchesa di Mantova e Lucrezia Borgia duchessa di Ferrara.
Il libro, edito da Marsilio, offre la possibilità di volgersi indietro, per gettare uno sguardo approfondito verso il passato e pesare le differenze con la nostra quotidianità.
Attraverso Isabella e Lucrezia, infatti, la Necci racconta nel dettaglio l’Italia dell’Umanesimo e del Rinascimento, mettendone in evidenza la grandezza e la tragicità, gli splendori e le miserie, la complessità e le contraddizioni, gli individualismi e i particolarismi che le impediranno per molti secoli ancora di divenire uno stato unitario.
È, dunque, una biografia ma anche un’analisi politica, che attraverso lo studio del passato, delle Signorie, del papato, dell’impero, dei regni nazionali, serve a comprendere meglio l’Italia di oggi. Perché la storia, come direbbe Benedetto Croce, “è sempre storia contemporanea”.
Oggi la vita è più lunga, la medicina più evoluta ed efficace, le possibilità per l’individuo teoricamente illimitate. Ma c’è un però: tutta questa ampiezza ci sta togliendo qualcosa in termini di capacità di introspezione e riflessione.
L’individuo rinascimentale, seppur consapevole della brevità del suo tempo, non aveva timore di dedicare una parte alla riflessione, di osservare e comprendere meglio quanto lo circondava, di cercare di rispondere a questioni poste da altri.
L’individuo moderno ne è ancora capace?
Sebbene viviamo molto più a lungo dei nostri predecessori – la speranza di vita, oggi, in Italia, supera gli 80 anni -, nella nostra quotidianità a velocità sostenuta il tempo scarseggia. Alla fine della giornata ci sembra di essere riusciti a malapena a far fronte agli impegni.
L’individuo moderno vive di corsa, corre verso un traguardo prefissato che però, condanna suprema, non raggiungerà mai completamente. Riflette di meno, si muove di più. Fa esercizio costante per rimanere in forma, perde l’abitudine a esercitare la mente.
“Isabella e Lucrezia, le due cognate” racconta la vita di due dame belle sì, ma soprattutto brillanti, capaci di riflettere, pensare e ordire macchinazioni. E così facendo ci ricorda il potere non solo delle donne, ma dei momenti di privato raccoglimento.
Un libro, quindi, che non ha solo valore storico, ma serve anche da monito per il presente. La mente e l’intelletto sono tra i maggiori doni di cui disponiamo, è bene imparare a usarli e non dimenticare di coltivarli.
Perché plasmare la nostra vita e la nostra strada è possibile. Perché è nel nostro diritto fermarsi e riprendere fiato, anche se il mondo intorno sembra andare a tutta velocità.