“Io sono Mia”: la parabola di Mia Martini nel film tv con Serena Rossi

Un biopic intenso, palpitante, sentito, in cui la cantante calabrese torna letteralmente a vivere

Un film di Riccardo Donna. Con Serena Rossi, Maurizio Lastrico, Lucia Mascino, Dajana Roncione, Antonio Gerardi. Biopic, 130′. Italia 2019

Domenica Berté detta Mimì è quel tipo di artista che gli anglofoni definiscono unsung hero (ops, heroine): un talento non adeguatamente riconosciuto e sostenuto dall’industria discografica e di conseguenza anche dal pubblico. Sacrosanto e meritorio, quindi, che la RaiFiction di Eleonora Andreatta abbia voluto portare al grande pubblico la sua biografia: parziale, simbolico risarcimento alla vittima di un pregiudizio mortificante e fatale, ma anche veicolo di divulgazione di un modello femminile indipendente e anticonvenzionale.

 

A quasi trent’anni dall’indimenticabile esibizione a Sanremo 1989 con “Almeno tu nell’universo”, arriva nelle sale italiane per un evento speciale di tre giorni – e sarà poi trasmesso in tv su Rai 1 durante l’inverno – il film “Io sono Mia”, biopic dedicato a una delle figure più controverse e anticonvenzionali della musica leggera italiana.

Una figura femminile di spalle percorre lo spazio che dall’ingresso del Teatro Ariston la porterà al palco per la sua esibizione. Inizia così il film su Mia Martini, per poi andare a ritroso negli anni, attraverso la confessione della cantante a una giornalista, alla vigilia del ritorno a Sanremo nel 1989.

La famiglia, la passione per la musica, la costante ricerca dell’amore della sua vita (quello per Ivano Fossati viene ricreato utilizzando un alter ego del cantante), gli autori amici di sempre, le infami dicerie sulla sfortuna che l’avrebbe accompagnata e che portasse agli altri, l’allontanamento dalle scene e il grande ritorno.

Il biopic, sapientemente scritto da Monica Rametta, riesce a catturare l’essenza della cantante calabrese in un’esperienza umana scandita da grandi successi e da un privato emozionante, sempre in bilico tra crisi esistenziali e traguardi professionali.

Un tributo, prima di tutto, al talento intenso di una donna fuori dagli schemi, a una voce unica, magnetica, emozionante. Una grande artista della canzone italiana che ha pagato con coraggio un prezzo alto per la sua voglia di libertà e di essere se stessa nel mondo dello spettacolo e delle sue regole di mercato.

Nei panni dell’indimenticata Mimì una magnetica Serena Rossi che riesce a trasmettere un dolore costante e una sempre presente malinconia. Non mera imitazione, l’attrice napoletana carpisce della Martini movenze, sguardi, sentimenti. Un’interpretazione amorevole, curata, sinceramente dedicata. E Mia Martini rivive davvero sulla scena, tanto che sembra di riconoscerla, in alcuni fotogrammi.

Commovente, ipnotica, discreta, l’opera di Riccardo Donna è un sincero omaggio alla cantante ma, soprattutto, il tentativo – parziale e simbolico – di restituire dignità e onore alla donna Mimì, il cui unico crimine è stato quello di voler essere autentica.

Un modo, per chi li ha vissuti, di tornare indietro nel tempo ai ruggenti anni ’70 e ’80, e per chi invece è nato dopo e, colpevolmente, li conosce poco, l’occasione, grazie anche alla meticolosa ricostruzione, di riscoprirli, insieme a pagine importanti della nostra storia musicale.

 

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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