Un film di Rob Marshall, ispirato al musical di Stephen Sondheim e James Lapine messo in scena a Broadway per la prima volta nel 1987.
Con Meryl Streep, Emily Blunt, James Corden, Chris Pine, Anna Kendrick, Johnny Depp, Lucy Punch, Christine Baranski, Frances de la Tour, Billy Magnussen, Daniel Huttlestone, Tammy Blanchard, Tracey Ullman, Simon Russell Beale. Fantastico, 125′. USA, 2014
Non sono stato un bambino cresciuto a pane e favole, né ho mai avuto l’orecchio musicale. Nel corso degli anni ho cercato di colmare queste lacune per diventare meno arido e cinico guardando i film d’animazione della Disney, sempre ricchi di significati nascosti e di musicalità.
Musica e favole formano un binomio da sempre vincente, riscuotendo consensi tra i bambini ma anche tra il pubblico adulto. Eppure non sempre il prodotto finale di questa fusione è degno di nota.
“Into the woods” di Rob Marshall è la dimostrazione che anche la Disney può sbagliare, e far sbadigliare lo spettatore invece di divertirlo.
Se l’idea di partenza, ovvero riunire in un’unica storia quattro tra i personaggi più noti delle favole – Cenerentola, Raperonzolo, Cappuccetto Rosso, Jack e i suoi fagioli – e farli interagire all’interno di un magico e misterioso bosco era interessante, poi però è nello sviluppo narrativo che emergono forti limiti oltre a una scarsa incisività.
Si nota subito che il film, prendendo le mosse da un precedente spettacolo teatrale rappresentato a Broadway dal 1987, evidenzia una staticità narrativa e una eccessiva lentezza nel raccontare le vicende. Un musical che dovrebbe, per sua natura, risultare frizzante, allegro, avvolgente, cattura invece poco la fantasia del pubblico e ne limita il coinvolgimento e l’empatia.
Ogni personaggio viene descritto nei suoi limiti umani, cercando al contempo di porre l’accento su desideri e sogni. Dimenticatevi le classiche favole Disney: qui i protagonisti sono capricciosi, dispettosi, egocentrici e poco inclini al buonismo. Eppure questa versione moderna, tendenzialmente realistica delle favole, dove particolare attenzione viene data all’elemento introspettivo, è noiosa e insipida.
La regia è rigorosa, attenta, esperta nel condurre lo spettatore nel bosco incantato, riccamente ricostruito da una scenografia notevole e visivamente stimolante, ma nonostante questo l’attenzione di chi guarda non viene stimolata con costanza.
È la vecchia strega cattiva (Streep), desiderosa di recuperare l’antica giovinezza andata perduta, a spingere la coppia formata dal fornaio Baker (Corden) e da sua moglie (Blunt) a mettersi alla ricerca di alcuni oggetti appartenenti ai personaggi delle favole.
Aiutando la maliarda, i due potranno al contempo spezzare la maledizione che impedisce loro di avere figli. Da questa premessa nascono i presupposti per un intreccio narrativo complesso, ma anche poco lineare e incalzante.
Una storia che fatica a decollare, caratterizzata da rari momenti da commedia pura. Anche l’atmosfera tendente al dark voluta dall’autore non convince e i dialoghi non appaiono particolarmente brillanti né divertenti. La sensazione è di trovarsi davanti a un film che non ha ben chiara la sua mission e da questo deriva la scarsa capacità di scaldare il cuore dello spettatore.
Il cast, seppure composto da professionisti talentuoso, buca poco lo schermo e non lascia in chi guarda una grande impressione o un grande ricordo. La stessa Meryl Streep, che personalmente amo molto, nel ruolo della strega mi ha convinto poco – nonostante la performance le sia valsa una nomination come migliore attrice non protagonista agli Oscar.
Delle favole – nonostante gli scarsi risultati di questa versione – avremo sempre bisogno, perché è da queste ci vengono sogni e desideri. Quello di avere una casa e una famiglia, ad esempio, simboli di amore e di calore umano, capaci di guidarci anche se ci troviamo in un bosco misterioso.
Il biglietto da acquistare per “Into the Woods” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.