Il percorso professionale di Clarissa Leone – nata a Chieti nel 1982 – è iniziato presto, all’età di quindici anni, nel settore moda e beauty. L’esordio al cinema è arrivato invece con il film “La casa di sale” di Alessandro Nico Savino e Simona Piattella (2000).
Da quel momento la carriera dell’attrice e conduttrice è in continua ascesa, tra spot pubblicitari, video musicali, ruoli in teatro e al cinema. Nel 2017, Clarissa Leone è stata anche al fianco di personaggi come Dan Peterson, Ugo Conti e Memo Remigi, ospite fissa di “A Tambur Battente Show”, trasmissione di dialogo, intrattenimento e approfondimento condotta da Daniele Perini con la regia di Francesco Dardari.
Nella nostra intervista, abbiamo parlato con lei degli inizi e delle difficoltà per una ragazza giovane di farsi strada nel mondo dello spettacolo, ma anche dei progetti recenti, del genere cortometraggio e di molto altro ancora.
Diamo il benvenuto a Clarissa Leone su Parole a Colori. Per rompere il ghiaccio, una domanda “semplice”. Come ti descriveresti usando solo tre aggettivi?
Direi entusiasta, positiva e tenace.
Hai sempre saputo di voler fare l’attrice “da grande” oppure c’è stato un momento preciso in cui ti sei detta: “Sì, quella sarà la mia strada, ce la posso fare”?
Ho sempre amato il mondo del cinema e dello spettacolo. Non c’è stato un momento esatto in cui ho pensato che quella fosse la mia strada perché in realtà da giovanissima seguivo con grande passione gli show televisivi e provavo ammirazione per le grandi attrici immaginando sempre che un giorno sarei stata anch’io su un set. Con impegno e costanza, nel tempo, il mio sogno si è realizzato.
Hai iniziato il tuo percorso professionale nel settore della moda giovanissima, a 15 anni, a 17 hai esordito nel film “La casa di sale” di Alessandro Nico Savino e Simona Piattella, a 19 ti sei trasferita a Milano per proseguire negli studi di recitazione. Hai mai pensato: “Ma chi me lo ha fatto fare”?
No, questo non l’ho mai pensato. Anzi, avendo iniziato da giovanissima e avendoci messo sempre grande passione e dedizione ho acquisito più esperienza, e se sono ancora qui vuol dire che è proprio questo quello che volevo.
Scherzi a parte, iniziare a lavorare così presto cosa ha significato per la Clarissa Leone ragazzina? Hai dovuto sacrificare la tua adolescenza per crescere in fretta? Ed è un percorso che consiglieresti, ad esempio, a una tua ipotetica figlia?
Mi è sempre piaciuto lavorare e sin da adolescente aiutavo mio padre nel suo ufficio. Sono riuscita a conciliare studio e lavoro sin da subito per cui, eccetto alcune rare occasioni, anche nel mio settore poi ho cercato sempre un certo equilibrio. Quando ami il tuo lavoro tutto ciò che fai ti piace per cui anche una rinuncia non è mai un grande sacrificio. Oggi, essendo anche mamma, mi chiedo spesso quali potranno essere le scelte che mio figlio farà da grande. Spero solo che trovi presto ciò che lo appassiona realmente e che possa perseguirlo col cuore.
Nel 2017 sei stata ospite fissa di “A Tambur Battente Show”, trasmissione di dialogo, intrattenimento e approfondimento condotta da Daniele Perini. Com’è stato lavorare a questo progetto, e in tv?
Una splendida opportunità che mi ha concesso Daniele Perini con il suo meraviglioso staff della Fox Production e Dardari Multimedia. Ho trascorso dei giorni indimenticabili durante le registrazioni ad Andalo, tra la Paganella e le Dolomiti di Brenta, con un’ospitalità eccelsa. Il programma è davvero ben strutturato, vanta collaborazioni in tutto il mondo ed è distribuito in Canada, Australia, Stati Uniti, Argentina e in tutta Europa.
Negli ultimi mesi sei stata protagonista di diversi cortometraggi – uno di questi, “La buona terra”, finalista all’Edinburgh Indie Film Festival. Pensi che i tempi siano maturi per vedere questo tipo di opera anche al cinema, e non solo presentate alle kermesse italiane e internazionali?
Li reputo dei veri e propri film, indipendentemente dalla durata, ed è giusto che abbiano lo spazio che meritano. Sono davvero molti i registi della storia che hanno saputo esprimere la propria arte in pochi minuti. Basti pensare a Roman Polanski, David Lynch, Luis Bunuel, insomma maestri nel panorama mondiale che hanno realizzato anche cortometraggi di gran spessore.
Un giovane regista o sceneggiatore vuole conquistare la tua attenzione, cosa deve fare? Detta in altri termini, in base a cosa scegli i progetti a cui partecipare? Ti lasci conquistare dalla sceneggiatura, dal potenziale del personaggio che dovresti interpretare, dalle prospettive?
Cerco di essere il più possibile aperta alle occasioni che mi arrivano e preferisco sempre lavorare con persone ambiziose e che abbiano le idee chiare sull’intero progetto.
Moda, cinema, tv: a livello umano, prima che professionale, quanto sono distanti questi tre mondi che hai avuto la possibilità di conoscere dall’interno?
Sono indubbiamente tre settori e dunque tre contesti differenti che richiedono competenze ben specifiche, tuttavia presentano un comune denominatore che è quello dell’apparire. Nel mondo del lavoro, così come nella vita, si incontrano tante persone diverse, ognuna con la sua personalità, da cui cogliere sempre il lato migliore.
Dove si vede, Clarissa Leone, diciamo tra cinque anni? Lontana da tutti su un’isola deserta? Sul palco alla notte degli Oscar?
Mi auguro di continuare a fare ciò che mi appassiona e magari un giorno girare un film su un’isola deserta che mi permetta di vincere un Oscar.
Prima di lasciarci, che consigli ti sentiresti di dare a chi sogna di fare del cinema o della tv il proprio mestiere? Ci sono caratteristiche che proprio non possono mancare?
Non amo dispensare consigli, ma posso dire che alla base di ogni mestiere deve esserci grande studio. Il talento è importante ma lo studio lo è molto di più. Per cui iniziare con un buon corso di dizione è di certo la base migliore per intraprendere un percorso artistico proficuo.
Grazie a Clarissa Leone per essere stata con noi.