Intervista ad Annalisa Strada, scrittrice per bambini e ragazzi

In difesa dei più piccoli arrivano le Sfate, sbarazzine madrine, nella collana di libri editi da DeAgostini

Annalisa Strada è una scrittrice per bambini e ragazzi con la esse maiuscola, tanto per restare in tema con quanto ci racconterà della sua nuova serie di libri edita da DeAgostini, le Sfate, e della sua passione per questa lettera dell’alfabeto, che definisce sovvertitrice.

Insegnante di lettere in una scuola secondaria di primo grado, ha all’attivo oltre ottanta titoli pubblicati, molti dei quali tradotti all’etero, e tutta una serie di premi vinti – il Gigante delle Langhe (2010), il Premio Arpino (2011, 2012), il Premio Selezione Bancarellino (2017) e il Premio Cento (2017).

Buongiorno ad Annalisa Strada e benvenuta su Parole a Colori per parlare della sua nuova serie di libri per bambini dai sette anni in su edita da DeAgostini. Prima di parlare di Sfate, svendette e bambini in difficoltà, una domanda per rompere il ghiaccio. Com’è nata in te la passione per la scrittura, e nello specifico quella di libri per bambini e ragazzi? Sei stata una piccola lettrice precoce, come Matilda di Roald Dahl, e riempivi diari e quaderni già da piccolina, oppure il tuo è stato un percorso più maturo?

Sono sempre stata una lettrice compulsiva, fin da piccola. I miei genitori mi compravano libri adatti alla mia età: ho avuto la fortuna di essere piccola quando scrivevano Rodari, Milani e la Reggiani e ho avuto tra le mani i libri di Munari. Insomma, sono stata una giovane lettrice fortunata rispetto alla generazione precedente. Però avevo man salva su tutta la libreria di casa e non era raro che mi trovassi a leggere libri che avevo scelto per la copertina o per il titolo, ma di cui non capivo assolutamente niente. Quanto a scrivere ho iniziato in età matura, attorno ai trent’anni e quando pensavo “scrivere” per me era scontato “per bambini o ragazzi”. Lo era allora come lo è ora.

Le Sfate, s a parte, fanno pensare alle fate madrine, che si prendono cura dei bambini a loro affidati difendendoli, attraverso le svendette, dalle ingiustizie degli adulti. A cosa ti sei ispirata per questi personaggi? C’è un po’ della madrina di Cenerentola e un po’ di Mary Poppins in loro?

In loro c’è tutto questo ma ci sono anche i Ridarelli di Roddy Doyle. E poi ci sono tutti gli esseri minuscoli che però pensano e agiscono in grande, da Alice Cascherina di Rodari al Piccolo Popolo di Pratchett e molti altri. Ovviamente non ho nessuna pretesa di fare paragoni, ma l’indicazione di uno spunto.

Niente bacchette magiche né magia, per le Sfate, ma tanta astuzia e l’aiuto della natura, degli animali e delle piante. Il messaggio di fondo è che con un po’ di ingegno si possono risolvere anche problemi apparentemente insormontabili?

Una volta feci un incontro in una scuola gestita da suore. La Madre che gestiva la ricreazione mi disse con piglio deciso: “Moltiplico pani e pesci tutti i giorni!”. Infatti, i bambini mettevano le loro merende su un tavolo unico e ce n’era sempre per tutti, anzi ne avanzava. Mi piacciono molto le vicende come questa, perché credo che ciascuno di noi abbia più risorse di quelle che utilizza. Strumenti, idee e possibilità bastano per (quasi) tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

I tuoi personaggi umani sono bambini e bambine alle prese con difficoltà normali: un nome curioso che crea scompiglio, la timidezza, l’arrivo in una nuova scuola. Eppure ogni avventura della serie è divertente, per niente banale e soprattutto magica senza bisogno di incantesimi. Quanto hai lavorato sui nomi, sulle ambientazioni, sui dettagli per ottenere questo risultato?

Innanzitutto, grazie! Mi piace molto l’universo dei bambini e lo osservo sempre con una certa attenzione e pure con una certa partecipazione. Credo, attraverso questo contatto frequente con i bambini, di aver riscoperto molto della bambina che – nel bene e nel male – sono stata. Attingo molto da tutto questo e poi… be’, in tutta verità credo che la prima a volersi divertire con una storia sono proprio io.

Sfate, scasa, svendette… Hai una passione per la lettera esse?

La “esse” è una lettera interessante perché è sovvertitrice: è molto diversi essere avviati o essere sviati, essere fortunati o essere sfortunati, essere strani o essere a Trani! E poi ha una bella forma sinuosa, tutta a curve come a volte è la vita. Sì, la “esse” mi piace. Ma me ne accorgo solo adesso che ho dato questa risposta.

Quanto è importante, per un autore di libri per bambini e ragazzi, l’illustratore delle proprie storie e che rapporto hai, tu, con Laura Proietti che ha dato un volto – frizzante e a tratti fumettistico – ai tuoi personaggi?

Non conosco personalmente Laura Proietti, ma non vedo l’ora di incontrarla. I suoi disegni mi sono piaciuti da subito e ci siamo trovate in immediata sintonia nella traduzione delle parole in immagini. Sono molto orgogliosa che sia lei l’illustratrice delle Sfate.

Fare lo scrittore, oggi, sembra uno dei sogni nel cassetto più gettonati. Che consigli ti sentiresti di dare a chi vuole intraprendere questa strada? Cosa non può mancare per diventare uno scrittore – di libri per bambini e ragazzi magari – di professione?

Per essere scrittori bisogna essere competenti (se non conoscete la grammatica, lasciate perdere), lettori (non si può scrivere senza leggere, non si possono fare proposte senza sapere che cosa è già stato scritto), tenaci (perché l’editoria ha tempi lunghi in tutte le sue fasi), fiduciosi (perché l’editoria è un settore che ha mantenuto una fortunata trasparenza e una storia bella viene apprezzata anche se l’autore è un esordiente), ostinati (perché la storia migliore non è detto sia la prima che vi viene), ben disposti verso le critiche (perché aiutano a crescere), disposti ad accantonare ogni sogno di ricchezza.

Grazie ad Annalisa Strada per essere stata con noi.