Dalla Sicilia a Roma, inseguendo il sogno di sfondare nel mondo della recitazione. La storia di Claudia Gusmano non è molto diversa, almeno nelle premesse, da quella di tanti altri giovani che lasciano la famiglia e la terra di origine sperando di farsi strada nel cinema, nel teatro, nella televisione.
In tanti ci provano, in pochi ce la fanno. Claudia Gusmano può essere inserita tra questi secondi.
Eppure, nonostante le parti ottenute negli anni e i progetti di rilievo a cui ha partecipato – al momento è in tv con la seconda stagione di “L’allieva”, dove interpreta la nuova specializzanda in medicina legale, Erika – lei si sente ancora una ragazza normale, come tante, che ha un sogno nel cassetto e lo spirito e la forza d’animo per provare a realizzarlo.
Non vogliamo essere Marzulliani, ma Claudia Gusmano come presenterebbe Claudia Gusmano?
Be’ un po’ Marzulliani lo siete… Io sono una ragazza normale, come tutte le altre, con lati chiari e lati scuri. A volte mi piaccio un po’ di più, a volte meno, come capita a tutti.
Cosa significa per te essere siciliana? Sei legata alla tua terra di origine oppure, per lavoro e scelte di vita, hai preso le distanze?
È difficile per me parlare della Sicilia senza essere inondata da fortissime emozioni. Se chiudo gli occhi e penso alla mia terra vedo subito i miei genitori, i miei fratelli, i miei nonni, zii e cugini, la mia migliore amica, mio nipote Alessandro. E poi il mio mare, il peschereccio di mio padre, la mia bici, i tramonti. Resto sempre senza fiato quando sento e tocco con mano tutto questo amore e quando posso corro a spalancargli le braccia. Mi sono trasferita a Roma per realizzare il mio sogno, non sarei mai andata per un altro motivo. In realtà “andata via” non è l’espressione esatta, perché il mio cuore è lì. Sogno un giorno di tornare e poter vivere del mio lavoro nella “mia casa”, ma la vedo dura. Nel frattempo però ringrazio la Ryanair di esistere.
Come e quando è nata in te la passione per la recitazione?
È nata per caso. Vidi in teatro a Marsala (la mia città) il “Cyrano de Bergerac” con Anna Mazzamauro. Dopo mi venne la febbre a 40. Durante la replica tremavo, il cuore mi batteva fortissimo, gli occhi lacrimavano. Quando tornai a casa mia madre mi tranquillizzò dicendo che avevo solo preso un colpo d’aria e anche io preferii sposare questa idea piuttosto che guardare in faccia quell’emozione nuova. Due anni dopo, il liceo che frequentavo ci permise di andar a vedere a teatro “L’opera da tre soldi” di Brecht con Tosca e Massimo Venturiello. Quella volta non mi venne la febbre, ma il batticuore e la tremarella tornarono. A quello che avevo già provato prima si aggiunse una nuova emozione, che ancora mi accompagna tutte le volte che assisto a qualche spettacolo che mi piace: io volevo essere con gli attori sul palco, volevo alzarmi dalla poltrona rossa e andare a gioire con loro. È davvero difficile per me farmi capire, quando cerco di raccontare cosa provo e perché ho deciso di fare questo mestiere. Quando me lo chiedono mi diverto a rispondere: “È come se mi chiedeste perché ho i capelli castani… non lo so, è un dato di fatto”.
Parliamo degli inizi: tanto lavoro prima di ottenere dei risultati oppure hai avuto la fortuna di essere notata da qualcuno del settore e le cose sono poi andate avanti da sé?
Stavo frequentando una scuola privata di recitazione a Roma, avevo 19 anni, quando venne a tenere un seminario la regista Emanuela Giordano. Lei mi ha presa per mano e mi ha insegnato tutto. Mi ha messa sul palco e mi ha dato possibilità di crescere, di confrontarmi. Abbiamo fatto tante tournee insieme, dieci anni di lavoro. È stata questa la mia scuola: Emanuela Giordano, il palco e il pubblico.
Calcare il palcoscenico o recitare in un film è un po’ il sogno di giovani e meno giovani. Ma come si diventa, in pratica, attori in Italia?
Questa domanda paradossalmente è più marzulliana della prima… Avrei tanto voglia di rispondere “non lo so”. Credo però che in Italia ci siano due possibilità: o studi tanto, provi a darti da fare e poi aspetti la manna dal cielo, oppure diventi attore senza esserlo tecnicamente.
E quali consigli ti sentiresti di dare ai giovani che sognano di intraprendere questa carriera?
Consiglio di essere in un primo momento molto folli e poi, in un secondo momento, molto assennati. Non c’è un percorso standard, c’è solo da sperare di aver nel cuore quel qualcosa in più che dia la possibilità di contenere tutto l’amore e il coraggio che ci vuole per intraprendere questo mestiere.
Ci sono dei modelli, nel campo della recitazione e non, a cui ti ispiri?
Una volta vidi lo spettacolo “Sorelle” per la regia di E.Giordano e con Patrizia Zappa Mulas e Lina Sastri. Tornai a casa e a letto pensai: “Io vorrei avere la tecnica della Zappa Mulas e il cuore della Sastri, questo vorrei”.
Nel mondo dello spettacolo si è costretti talvolta a scendere a compromessi. Secondo te è più importante l’ideale o lo sostanza? Battersi per un’idea oppure ottenere qualche risultato?
“Passo” è valida come risposta? Io credo che ideali e sostanza vadano di pari passo. Personalmente spero sempre che i grandi ideali siano figli di grande sostanza. Per quanto riguarda invece il battersi per un’idea oppure ottenere qualche risultato, nel nostro lavoro se queste due cose non sono direttamente proporzionali è come fare uno spettacolo meraviglioso chiusi in camera, da soli. Servono le idee, ma sono necessari i risultati.
La critica ti ha accostato spesso a Giulia Michelini. Modestia e umiltà a parte, ti rivedi nel paragone? E c’è qualcosa che invidi a questa attrice?
Io adoro Giulia Michelini – abbiamo anche lavorato insieme in Squadra Antimafia 2. La trovo unica. Invidio a questa attrice la sua “pancia”, e allo stesso tempo la ringrazio per aver potuto vedere con i miei occhi la sua bravura. Sul set ha la capacità di lasciare senza parole. Ricordo che eravamo in pausa sigaretta sedute su un gradino, stavamo scherzando e ridendo di cose stupidissime. A un certo punto l’hanno chiamata a girare e al ciak di colpo era diventata una ragazza disperata, credibilissima con le mani sporche di sangue che urlava al cielo. Ricordo che mi vennero le lacrime agli occhi. Tremavo davanti alla sua forza e credibilità. Spero di lavorarci ancora insieme, lo spero di cuore.
Il più bel complimento, artistico o professionale, mai ricevuto?
Quello che mi ha fatto Lella Costa, che mi disse: “Tu sei un’attrice vera”. Mi imbarazza sempre raccontare agli altri i complimenti che ricevo, ma questo è arrivato in un momento molto difficile della mia vita e io non finirò mai di ringraziare Lella per quello che seppe comunicarmi con le parole ma anche con gli occhi. Volevo smettere e invece da quel giorno ricominciai. Devo davvero tanto alla tournee di “Nuda proprietà”, devo tanto a tutti loro.
Meglio essere scritturati al Piccolo di Milano o essere riconosciuti per strada per via di una fiction di successo?
È meglio essere scritturati al Piccolo di Milano, ma in Italia la popolarità che una fiction di successo può darti non è assolutamente da sottovalutare. Anche perché, nel nostro paese, molto spesso popolarità e possibilità vanno di pari passo, con tutti i pro e i contro del caso.
Il 2014 è stato un anno ricco di soddisfazioni. Hai vinto il premio come migliore attrice al Roma Fringe Festival, e girato l’italia con lo spettacolo “Nuda proprietà” con Paolo Calabresi e Lella Costa riscuotendo ampi consensi. Per il nuovo anno quale obiettivo/obiettivi ti sei data? E c’è qualcuno con ti piacerebbe lavorare in modo particolare?
Nei prossimi mesi parteciperò a un progetto che mi entusiasma molto, ma non posso svelare altro. Al momento sento la necessità di fare cose nuove e perché no, anche mie. Per quest’anno mi sono prefissata come obiettivo quello di non trascurare nulla di quello che mi si muove dentro. Ho lavorato e incontrato nel mio percorso bravi attori che sono anche delle belle persone… mi piacerebbe continuare a incontrarne.
Come ti vedi, diciamo, tra cinque anni?
Spero in equilibrio.
Grazie per esserti raccontata sul nostro sito e ovviamente ti facciamo un grande in bocca al lupo per la tua carriera. Vuoi aggiungere qualcosa?
Grazie per la possibilità e buon lavoro.